Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 10 aprile 2012

PrisencoliNESTEAnalciusol

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Esistono cose che sono indimenticabili: il primo bacio dato dietro ai wc chimici del campeggio, la prima efferata pagina di un libro che ti taglia il polpastrello, quell'unica meravigliosa volta in cui hai picchiato una chiave inglese sulla testa di tua sorella e le parole della prima canzone che sei riuscito ad imparare a memoria.
Tua sorella, ancora stordita dal colpo in testa, ti ha obbligato a cantarla mentre ti faceva saltare la corda messa in moto da lei e dal vostro vicino di casa, in un gioco così tremendo che nemmeno nelle caserme peggiori.
E quasi quasi, ti è venuta in mente anche dietro a quel terribile wc chimico, mentre un appiccicoso scambio di saliva iniziava a farti fare una serie di domande filosofiche su chi siamo, da dove veniamo e perché passiamo il tempo ad essere così igienicamente e romanticamente precari. (Più tardi, avresti dato la colpa a Nora Ephron -vedi post precedente-, ma questa è un'altra storia).

Cerco l'estate tutto l'anno e all'improvviso eccola qua...”
Eh no, eh. Celentano come voce fuoricampo non lo accetto...”
Il tuo bacio è come un rock...”
Zitto!”
Ehi, ragazzina, ma come ti permetti? Sii grata del fatto che l'autore della canzone che cantavi da piccola ti degni della sua presenza...”
Non è tua la prima canzone che ho imparato da piccola.”
Impossibile. A mezzanotte sai che io ti penserò...”
Smettila! Potrai anche piombare a Sanremo a pontificare quando ti pare e piace, ma accomodati fuori dalla pagina che sto scrivendo!”
Veramente, ho portato dell'estathè...”
Potevi dirlo subito! Resta pure, ma sappi che era 'Samarcanda' la prima canzone che ho imparato a memoria...”
Un'allegra canzone sull'ineluttabilità della morte. Come ho potuto non pensarci? Ridere, ridere, ridere ancora...
Non ti offendere, dai. Tra l'altro, ho capito di cosa parlasse molto tempo dopo...”
Beh, anche nelle mie canzoni ci sono delle cose incomprensibili. Prisencolinensinanciusol...
Celentano, questo è Nestea, non estathè”
E non è la stessa cosa?”

No, non è la stessa cosa. E' come dire che la pizza è sempre pizza, ovunque la mangi. Oppure che vedere una cover band è come vedere la band originale.
Esistono cose che sono indimenticabili, irripetibili e inenarrabili, alcune sensazioni che sono numeri primi, cazzo. E no, la solitudine non c'entra.
Ormai non si può più dire 'numeri primi' che tutti pensano alla solitudine. Chissà come fanno i professori di matematica, chissà se desiderano dare una chiave inglese sulla testa di Paolo Giordano per il fatto che distoglie l'attenzione o se vogliono solo baciarlo dietro ad un wc chimico per il fatto che l'attenzione la crea.
Chissà.
Ho sempre pensato che il chissà fosse meno di un perché, ma più di un forse.
Ho sempre pensato che fosse incomprensibile come il Nestea, anche se è fatto della stessa materia di nostro signore delle estathènebre.
Ecco, questa chiusura non piace a Celentano che, nel tentativo di avere una sua ultima citazione, ha telefonato a Paolo Giordano per chiedergli se anche lui è nato per caso in via Gluck.

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