Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Ieri
notte ho sognato che ero al banco con Raffaele La Capria e ci
assegnavano un tema sulle «cose da fare» e lui scriveva tantissimo,
mentre io non ce la facevo a scrivere niente. Mi venivano pure dei
pensieri in mente, ma avevo una matita tutta spuntata e, mentre
cercavo di farla funzionare, ruotandola su se stessa in modo da
beccare almeno uno scalinetto di grafite, mi scordavo quello che
volevo scrivere. A differenza mia, La Capria era calmissimo e
procedeva sul foglio protocollo con la penna blu e una scrittura
perfetta.
Mi
sono svegliata affaticata, con l'ansia di dover consegnare un compito
in classe, quindi sono andata alla scrivania e ho aggiunto Svolgere
tema alla lista delle cose da fare; poi ci ho riflettuto un
attimo e ho scritto anche: Prima, però, temperare la matita.
La
lista delle cose da fare è uno dei cardini della mia esistenza,
un'arte che ho affinato nel tempo e che risulta essere una specie di
linea temporale, che segna il punto in cui sono, lo zero mattutino
che mi è necessario per discerne il passato dal futuro: quando
depenno, non cancello, tiro solo una riga che mi permette di
continuare a visualizzare quello che ho concluso, nella speranza di
rendere sensata questa diffusa e quotidiana insensatezza.
Qualche
giorno fa, Oris ha impunemente scritto sul mio elenco: Non bere
Estathè, ma io me ne sono accorta e l'ho cancellato subito.
Stamattina, poi, ci ho ripassato la penna sopra, un po' per
sicurezza, un po' per stemperare la mia voglia di picchiare Oris.
«Stemperare,
temperare, temperino, tempra, temperatura, tempera...»
«Vincent,
stai di nuovo giocando a Il bersaglio sulla Settimana Enigmistica?»
«No,
stavo pensando a che sapore ha la tempera. Strano che non lo ricordo,
visto che ne ho ingoiata parecchia, ma non mi ricordo nemmeno se è
stato prima di tagliarmi l'orecchio... Sicuramente è successo dopo
essere stato rinchiuso a Saint-Rémy-de-Provence.»
«Non
è che è stato mentre dipingevi i miei adorati Iris?»
«Non
ricordo, ma dovresti fare una ricerca su questa storia. Lo puoi
aggiungere alla lista?»
«Che
scrivo? Scoprire il sapore della tempera?».
Condivido
il mio amore per le lunghissime To do list con Draco Malfoy,
il mio amico della casa Serpeverde, quello che ha tre occupazioni
principali nella vita: insultarmi, lamentarsi e perdere le cose
(perde continuamente la macchina, le strade, le giacche – ah,
Draco, quella marrone l'hai lasciata a casa mia – e poi,
principalmente perde il senno). Inizio a sospettare che, siccome
perde sempre anche le sue lunghissime liste delle cose da fare, Draco
continui a occuparsi di insultarmi e soffrire perché l'aveva scritto
in qualche lista andata persa e, non avendo fatto in tempo a
depennarlo, è costretto a continuare così per sempre.
A differenza delle liste ad interim che Draco mi mostra su Skype prima di lamentarsi, le mie sono liste mensili, molto organizzate, suddivise in mansioni settimanali (nel caso di impegni a scadenza breve), che vengono messe al sicuro (da quasi tutto, ma non da Oris purtroppo), in modo da non rimanere bloccata in nessuna ossessione reiterativa.
A differenza delle liste ad interim che Draco mi mostra su Skype prima di lamentarsi, le mie sono liste mensili, molto organizzate, suddivise in mansioni settimanali (nel caso di impegni a scadenza breve), che vengono messe al sicuro (da quasi tutto, ma non da Oris purtroppo), in modo da non rimanere bloccata in nessuna ossessione reiterativa.
Pulire
finestre. Fatto.
Lavatrice:
due. Fatta una.
Comprare
telefono nuovo: questo non l'ho scritto io. E comunque: non
fatto.
Rischiare
la vita in inseguimento notturno di uno che si frequenta con un'amica
e che l'amica - con te in macchina - ha incontrato per caso a un semaforo. Fatto.
Sopravvivere.
Grazie al cielo, fatto.
Leggere
libro su come procedere in scelte razionali su base probabilistica.
Bloccata al teorema di Bayes.
Comprare Esthathè. Fatto, ma rifare.
Comprare Esthathè. Fatto, ma rifare.
Farsi
sgridare da un tassista per aver poggiato sul sedile una scatola che
lui ha scambiato per il cartone di una pizza. Fatto.
Mandarlo
a fanculo. Non fatto.
Rispondere
garbatamente che si tratta di una macchina da scrivere e che non c'è
pomodoro sopra perché sei allergica. Fatto.
Scrivere
quella mail che non vuoi scrivere. Fatto.
Dire
una bugia. Appena fatto.
«Comprare
temperaturo? Iris, qui c'è scritto temperaturo. È
un errore? Oppure è una variazione di tempera che non conosco?»
«No,
Vincent. Quello è per nonna Berta, ma possiamo cancellare perché
ha risolto da sola»
«Non
capisco»
«So
che temperare di solito vuol dire: mescere, ingentilire,
raffreddare, mitigare, addolcire, regolare, appuntare e quant'altro
tu sai già. Ma, nel mio dialetto, temperare vuol dire
innaffiare e, per nonna Berta, temperaturo vuol dire
innaffiatoio»
«Temperamento,
temperanza, temperatore, temperaturo: mi piace»
«Lo
so, piace anche a me»
«Sai
come si dice temperaturo, in francese?»
«Ma
tu non eri olandese, Van Gogh?»
«Sì,
ma sono morto in Francia e poi in olandese temperaturo si dice
gieter, mentre in francese si dice arrosoir. Vuoi
mettere? Sembra arrossire. Dai! Aggiungi Arrossire alla tua
lista...»
Partendo
dal presupposto che non si dovrebbero mai accettare i consigli di un
pittore olandese che si è tagliato il lobo dell'orecchio sinistro e
poi lo ha incartato per portarlo in ricordo a una prostituta
sedicenne (anche se ha dipinto il quadro che più amo al mondo), a volte succede che dopo un brutto sogno, di una brutta notte, di una
brutta settimana, si ceda a scrivere propositi stupidi, moniti che non
c'è alcun modo di controllare, decidere o prevedere. Roba tipo:
Incontrare
La Capria e chiedere di poter leggere il suo tema.
Smettere
di tossire.
Farsi
pagare fatture in sospeso.
Ritrovare
la macchina di Draco Malfoy.
Per scoprire il sapore della tempera, assaggiare un colore – non c'è
altro modo.
Innamorarsi.
Far
ereditare ad Oris una pelliccia maculata che lei comincerà a indossare in casa.
(Ah,
no. Quest'ultima no. Questa è successa, la devo depennare)
C'è
confusione, c'è davvero molta confusione: infatti, sono dieci minuti
che innaffio la matita, eppure non c'è modo di fargli punta. Quanto
altro la devo temperare per poterlo cancellare dalla mia lista?
P.S.
Questa è una foto di Draco con la felpa di casa Serpeverde, mentre
mi mostra fiero la sua lunghissima To do list.