Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

lunedì 16 aprile 2012

“Mannaggia la San Pellegrino” è una bestemmia?

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Sto finendo il carburante, è ufficiale. Il mio serbatoio urla vendetta lampeggiando imperioso con una lucetta rossa sul cruscotto. So bene che devo mettermi in fila con gli altri, educatamente pronta a sborsare un sacco di soldi solo per poter continuare a muovermi per il mondo. Dannatissimi aumenti dei prezzi.
Quando sono arrivata a Roma, un quantitativo di anni fa che non ho alcuna voglia di contare, la benzina costava molto meno, cercavi casa strappando i numeri di telefono dai lampioni e gli autobus notturni non avevano la N davanti al numero.
Forse, eravamo tutti più svegli.
Forse, si stava meglio quando si stava peggio.
Forse, la dietrologia è una scienza esatta.
Il presente, però, è così prepotente che se togli una s e ci metti un pot è già di per se stesso contenuto nella sua stessa pre(s/pot)enza.
Quindi, sono in coda, molto più educatamente delle ottuagenarie che mi guardano con gli occhi da cagnolino bastonato e che faccio passare avanti nella fila, anche se hanno molto più tempo libero di me ed una pensione alla quale io non potrò mai aspirare. Ecco, è arrivato il mio turno di fare il pieno.

L'estathè era finito e lei avrebbe voluto ammazzarsi...”
Cazzo, sì. Voglio ammazzarmi!”
Era rimasta attonita di fronte agli scaffali delle bevande migliori, nel reparto più sexy del supermercato. Come avrebbe fatto a far partire la sua macchina, senza benzina?”
Si, come farò?”
A quel punto, dalla rabbia, lei divampò.”
Mi hanno detto che nessuno divampa, che non lo si deve mai scrivere, a meno che non si sta raccontando di quel programma terribile che fanno su Real Time e che si chiama 'Malattie imbarazzanti'. Lì, sì che la gente divampa...”
Era così concentrata sull'assenza di una pur minima traccia di estathè da poter leccare via da un ripiano che nemmeno si accorse che il thè della San Pellegrino era in offerta...”
A parte che io non leccherei mai il thè da un ripiano (a meno che non sia il ripiano di casa mia sul quale il mio coinquilino più rincoglionito ha fatto cadere l'estathè mentre se ne versava un bicchiere sotto i miei occhi attenti -pare che io metta un po' d'ansia-). E poi, soprattutto: la voce fuoricampo del Belté non si può sentire! Ma che é? Pubblicità occulta?”
Lei era un po' nervosa...”
E basta con questa terza persona! T'ho sgamato, ormai...”
... ed era veramente capace di trasmettere una certa ansia.”
Senti, non lo voglio il Belté. Mannaggia a te e alla San Pellegrino...”

Quando sono arrivata a Roma, l'estathè costava almeno venti centesimi meno di adesso, il biglietto dell'autobus almeno un quindici per cento in meno e c'erano ancora due zeri consecutivi nel progressivo dell'annualità sul calendario.
Il tempo è passato inesorabile sulle nostre teste e piuttosto bastardo nelle nostre tasche, ma mi ha lasciato in dono un grandissimo punto fermo.
Da che ne ho memoria, l'estathè non è mai stato in offerta. Mai.
E' come la cocaina, non ne ha bisogno.



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