Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 23 settembre 2014

Manuale delle giovani marmotthè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Non è facile muoversi con grazia e abilità in questa natura ostile, sia quando essa è sotto forma di intricata giungla online che quando è una desolata tundra off. È questo il motivo principale per cui io procedo goffa e scontrosa lungo i sentieri sconnessi di questo mio perenne campeggio esistenziale.
Sono una giovane marmotta dipendente dalla teina, alla disperata ricerca di regole di vita sensate, di linee guida che mi facciano sembrare un po' più elegante e un po' meno impervia nelle mie esternazioni. Non ho fatto altro che pensare a questo, nei giorni confusi che sono passati tra l'uscita del mio libro e la sua prima presentazione pubblica.
Mentre ero alla ricerca di punti fermi, mi sono ricordata che, nella mia vecchia casa, quella in cui ho vissuto per tanti anni e con tanta -troppa- gente, avevamo un Manuale di sopravvivenza tra i libri: ce lo aveva lasciato la proprietaria di casa, insieme a un paio di spade incrociate dietro a uno scudo e a un quadro del Vate, appeso molto in alto, che ci ammoniva torvo quando mangiavamo la Nutella del Todis, foriero di cattivissimi presagi. La meraviglia di questo Manuale di sopravvivenza era nel suo essere perfettamente inutile, visto che ci forniva risposte a domande che non ci saremmo mai fatti: la prima volta che lo abbiamo sfogliato voracemente è stata la sera che una tempesta ha allagato il terrazzo della nostra palazzina e l'acqua ha iniziato a uscire dai lampadari e dalle prese della corrente del nostro attico. Lo abbiamo sfogliato a lume di candela («Sì, anche questa candela l'abbiamo comprata al Todis, Gabriè!») e la pagina più utile che abbiamo trovato per risolvere il nostro problema è stata: Come difendersi dall'attacco inatteso di un gruppo di oche.
Era letteratura di altissimo livello, chiaramente, ma assolutamente priva di un'utilità di qualche tipo; infatti Qui, Quo e Qua, che erano con me quella sera, mi hanno fatto notare che non ci avrebbero potuto accendere nemmeno un fuoco con quelle pagine, tanto erano insolventi.
È per loro e per me che ho provato a fare un piccolo decalogo fuoricampo, una voce che possa seguirmi e seguirci quando, strafogandoci di Estathè e guardando la nostra bussola interna, ci diciamo: «Vabbè, quello è il nord. E quindi?».

PUNTO PRIMO: Essere specifici e concreti; ambire alla precisione e curare le bugie fino a renderle quasi verità con i cerotti.
«Qui, Quo e Qua, vi piace leggere?»
«Noi leggiamo solo il Manuale delle giovani marmotte»
«C'è una cosa che vi devo dire e allora vorrei farmi aiutare da un saggio di John Barth sulla scrittura, che ne parla in termini di specificità e cita questa frase meravigliosa di Dylan Thomas sulle descrizioni generiche che certi scrittori fanno...»
«Taglia corto, Iris»
«Tutti gli alberi sono querce -tranne i pini»
«Ovvero?»
«È la frase di Thomas»
«Non capiamo»
«Era per dire che voi vi chiamate Giovani Marmotte, ma in realtà siete disegnati come anatre antropomorfe, pur essendo dei paperi»
«E quindi?»
«I paperi sono i maschi delle oche che non hanno ancora raggiunto la maturità sessuale. Quindi, in pratica, voi siete un gruppo di oche»
«...»
«Ok, forse non avrei dovuto dirvelo»
«...»
«Scusatemi»

PUNTO PRIMO bis: Essere specifici e concreti; ambire alla precisione e curare le bugie fino a renderle quasi verità con i cerotti MA stando attenti a non essere troppo puntigliosi e pedanti.
«Pallax, ho letto il tuo messaggio che diceva EMERGENZA. Che è successo?»
«Una tragedia, Iris. Una tragedia. Sai l'orecchio che mi faceva male?»
«Eh, non era domani che dovevi vedere l'otorino?»
«Sì, è domani. Ma siccome 'sto tipo non lo conosco, ho pensato di andarlo a cercare su Google e mi è uscita la sua pagina Facebook»
«E quindi?»
«Oh, è della LAZIO! Della LAZIO! Mi farà malissimo, sarà cattivo e stronzo, un tipo improponibile, già lo so. E ho paura!»
«...»
«Iris‽»
«...»
«Cos'è quel segno incomprensibile che mi hai fatto usare‽ Ecco! L'hai fatto di nuovo!»
«È il punto esclarrogativo. Direi che te lo sei meritato. Non credi?»

PUNTO PRIMO tris: Essere specifici e concreti; ambire alla precisione e curare le bugie fino a renderle quasi verità con i cerotti, stando attenti a non essere troppo puntigliosi e pedanti E fidandosi delle opinioni degli altri.
«Iris che c'hai? Ti vedo pensierosa»
«Eh, nonno: domani ho la prima presentazione. Ho paura»
«Non devi avere paura»
«Eh, ma ce l'ho»
«Ci pensa nonno. Beviti sto vinello frizzantino, me l'ha portato zio»
«Nonno, non lo so se è il caso»
«Fidati di nonno»
(…)
«Peppì, dove sta tua nipote?»
«In bagno...»
«Nonna, eccomi. Scusa»
«Scusa di cosa?»
«Ho vomitato»
«Quello è stato l'Estathè. Non ti preoccupare. Hai scaricato?»
«Il fatto è che è stata una cosa improvvisa e ho vomitato nel lavandino»
«...»

PUNTO PRIMO quater: Essere specifici e concreti; ambire alla precisione e curare le bugie fino a renderle quasi verità con i cerotti, stando attenti a non essere troppo puntigliosi e fidandosi delle opinioni degli altri MA fino a un certo punto.
«Sapete qual è quel punto, cari Qui, Quo e Qua? Quello che ti impedisce di vomitare nel lavandino del bagno dei tuoi nonni...»
«...»
«Scusatemi: il fatto è che non sono capace di fare i decaloghi, non sono stata in grado di andare nemmeno oltre il punto uno»

È per questo che l'altro giorno ho costretto Oris a venire con me nella casa in cui abbiamo vissuto per tanti anni e con troppa gente, con la scusa della borsa di quando faceva danza da piccola, persa nel trasloco che abbiamo fatto due anni fa (ovviamente, Oris si è accorta di averla persa l'altro ieri e potrebbe essere praticamente ovunque). Ma io l'ho spinta a fare quell'improvvisata perché il mio vero intento era di rubare il fantastico e folle Manuale di sopravvivenza, sotto agli occhi sconvolti del Vate. Invece mi sono ritrovata a cercare la borsa di Oris con la testa in un soppalco impolverato e un paio dei nuovi inquilini di quella casa che mi guardavano sconvolti.
E ho perseverato nel mio essere goffa, scontrosa, impervia e poco elegante.
Ma che vi devo dire? Almeno ci ho provato.

Ho imparato a leggerla quella dannata bussola, ma con questo nord non so davvero cosa farci.


P.S. Per mera informazione: la presentazione del mio libro è andata, in qualche modo, e non ho vomitato in nessun altro lavandino. Solo che della cosa ho ricordi vaghi: non so cosa ho detto, in che modo l'ho detto, con che voce l'ho detto. Era come se fossi ubriaca. Deve essere colpa del vinello frizzante che mi ha fatto bere nonno Peppino.

P.P.S. Il punto esclarrogativo è un'arma per difendersi dai fattoriali che mi ha insegnato una mia amica molto pericolosa. Vi invito a servirvene, in caso di necessità.