Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

mercoledì 18 giugno 2014

Thèma: Gli affetti familiari

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Mi fa un po' strano pensare che i miei esami di maturità siano così lontani nel tempo. Sono passati undici anni da quel giorno di giugno del 2003 in cui io e il mio amato foglio protocollo ci siamo presentati davanti a un banco verde per la prima prova scritta: il tema d'italiano.
Di quel periodo, mi ricordo: lo studio matto e disperatissimo; un infermiere che mi misura la pressione; il mio professore di italiano che mi telefona per dirmi: «Iris, non mi deludere» e io che vomito dopo la telefonata; Évariste Galois che mi induce all'insonnia, ai duelli e alla resistenza politica e io che non dormo, pensando alle equazioni; la mia amica Mè che viene chiamata a estrarre una lettera per capire da che punto dell'alfabeto inizieranno gli orali e i suoi occhi che mi guardano spauriti: «Scusa!»; io che sono la prima esaminata del primo giorno degli orali e ho solo un week-end, per ripassare, tra le prove scritte e l'interrogazione della commissione; io che vomito prima e dopo l'esame; io che, più tardi, vomito ancora.
Quel giorno di giugno del 2003, ho fatto un tema sulla possibilità di (r)esistenza della poesia in una società delle comunicazioni di massa, ignorando sia Pirandello (che era sempre stato al mio fianco e che ha vissuto quella mia vigliaccata con grande sofferenza), sia il tema più bello di sempre: Gli affetti familiari. Incredibilmente, tra le tracce, c'era anche quella: il tema per antonomasia, quello che ti danno alle elementari e che, da che mondo è mondo, puoi iniziare con le stesse parole: La mia famiglia è composta da.

«La mia famiglia è composta da me, mia madre, mio padre, i miei nonni, Oris, Pezzetta, Léon e una bottiglia di Estathè. La mia famiglia è rumorosa e bizzarra, è faticosa e accogliente e poi è piena di bugiardi. Tutti i membri della mia famiglia sono dei bugiardi»
«Lo sapevo che lo avresti fatto»
«Cosa? Il tema?»
«No, prendere il giro il lettore»
«In che senso?»
«Nel senso che dire che tutti i membri della tua famiglia sono dei bugiardi significa che sei una bugiarda anche tu e che, quindi, se questa affermazione è vera, contemporaneamente è anche falsa»
«Ah, sei Epimenide di Creta, quello del paradosso del mentitore. Come mai sei qua? Mica avrai intenzione di uscire alla seconda prova del classico, visto che quest'anno è greco...»
«Perché? Non potrebbe essere?»
«Certo che potrebbe essere, tu eri molto chiacchierato ai tuoi tempi: gira voce che sei andato a cercare una pecora e hai dormito per cinquantasette anni...»
«Non stavamo parlando degli affari tuoi?»
«Infatti. Stavamo parlando degli affari miei, quelli familiari, di cui potrei scrivere per un'intera vita da quanto sono paradossali»

Sono ventiquattro anni che Oris aspetta il giornalino di Barbie: mia madre giura di averle pagato un abbonamento, ma sappiamo tutti che non è vero. Nonna Berta mette il basilico nel sugo, poi lo toglie, e cerca di convincere mia madre (che lo odia) che non può sentirlo nel sapore perché lei non l'ha mica usato («Vedi foglie in giro per i piatti? No! E allora non c'è!»). Vicino al camino della casa dei miei c'è una piccola libreria che contiene un catalogo fotografico di un mio amico per il quale io ho scritto l'introduzione: la copertina è stata strappata ma nessuno si prenderà mai la responsabilità del fatto («Ma che ci avete acceso il fuoco?» «No! Noi il fuoco lo accendiamo con il giornalino di Barbie!»). Il veterinario ci ha detto che a Léon non piace l'odore del rosmarino e che è per questo che sradica la pianta tutte le volte che mio padre prova a coltivarla: quindi anche se mio padre gli mente, dicendogli che quella è una pianta di basilico, non di rosmarino, lui continuerà a farlo («Léon, te lo giuro: questo non è rosmarino!»). Oris ha detto ai miei nonni che sposerà Pezzetta a settembre del 2015, anche se non sono ancora fidanzati e loro le hanno risposto: «Va bene, basta che gli fai accorciare la barba». Pezzetta ha detto a Oris che lui non si sposerà mai e lei gli ha sussurrato: «Questo è quello che credi tu, maledetto bugiardo!». Io dico a tutti che bevo sempre meno Estathè, che mi sto disintossicando, e nonno Peppino fuma delle sigarette della farmacia senza nicotina che sono una mistificazione quasi quanto il fatto che odorano di canna.

«Tutti i membri della mia famiglia sono dei bugiardi, caro Epimenide, anche io lo sono. E questo non è un paradosso, ma la pura e semplice realtà»
«Avresti scritto questo nel tuo tema?»

Nel mio tema avrei scritto che la misura del mio affetto familiare è un cono gelato con cioccolato e limone. «Ci vuole anche la panna?» mi chiedono i gelatai, schifati. «Sì, grazie», rispondo io.
Il fatto è che io mangio il gelato anche se non mi piace, quindi quando mi trovo di fronte al bancone per ordinare, prendo i gusti che sceglie sempre mia madre: mangio la mia verità al limone mentre lascio che la bugia di cioccolato mi coli sulle mani.
Poi, male che vada, vomito.

giovedì 5 giugno 2014

Extreme makeover nottathè edition

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Ho una forte esperienza personale nei disturbi del sonno. Risale a due anni fa la confortante scoperta che «No, non è schizofrenia, sono solo allucinazioni ipnagogiche». Ne ho perfino testimonianza in questo blog di quella confortante scoperta, in questo blog che ormai è testimone di tutto: il post si chiamava Onironauticamenthè e la voce fuoricampo era di Christopher Nolan.
Da almeno dieci anni soffro di: allucinazioni ipnagogiche, paralisi nel sonno ipnopompico, sogni lucidi con falsi risvegli a matriosca e, ovviamente, insonnia.
Un mio amico scrittore con un grande dono della sintesi direbbe: «Babam», anzi «Bababam», con l'aumento della sillabazione di sorpresa.

In momenti di grande nervosismo o di grande sbalordimento, penso sempre che magari sto sognando.
«Iris, ti devo dire una cosa, è meglio se ti siedi»
Quando Oris ha fatto outing, per esempio, io ho pensato di stare in un sogno lucido.
«Ti devo confessare una cosa che potrebbe cambiare per sempre il nostro rapporto»
«Spero non abbia a che fare con l'Estathè»
«No, però siediti»
Dopo vent'anni di rifiuti, di capricci, di «Mi fa schifo, mi fa schifo!» o «Ora vomito!»: Oris finalmente ha ceduto.
«Ho scoperto che mi piacciono le uova»
Bababam. Sogno o son desta?
«Pezzetta lo sa?»
«Non ancora»
Padelle lavate con l'acquaragia, finestre spalancate durante un diluvio universale perché la casa sennò puzza di frittata, invenzioni culinarie di ogni tipo per non lasciare Oris senza cena e poi?
Abbiamo dovuto spaccare un uovo e farlo respirare a Pezzetta, quando ha saputo la notizia.

Siccome conosco le regole per distinguere la realtà da un sogno lucido, di solito riesco a cavarmela anche nelle peggiori situazioni. Per questo, gli ultimi accadimenti notturni mi hanno sconvolto: pensavo di averle passate tutte e invece la vita riesce sempre a sorprendermi.
«Yo yo», direbbe il mio amico scrittore con il dono della sintesi.
Sono circa dieci giorni che ho un ipercinetismo notturno che mi fa sembrare una trota appena pescata, quindi mi sveglio ogni due ore a causa dei miei stessi movimenti. La mattina, la sensazione non è quella di aver dormito, ma quella di essere stata in palestra: per la prima volta, in (quasi) trent'anni, mi sono perfino venute le occhiaie (grazie alla mia forte pelle da contadina, non le avevo mai avute). Ho fatto finta di niente, per tutti questi giorni, fino a ieri notte quando, durante un sonno in posizione prona, mi sono svegliata perché ho dato un cazzotto sulla parete dietro la testiera del letto.
«Danza come una farfalla e pungi come un'ape», mi ha detto la voce di Muhammad Ali.
Io ero assonnata, sconvolta e mi faceva pure male la mano, quindi ho risposto: «Almeno l'ho ammazzata quella zanzara gigante che si nutre di me da talmente tanto tempo che dovrei mettermela a carico sulla dichiarazione dei redditi?»
«Le mani non possono colpire quello che gli occhi non possono vedere», mi ha detto Muhammad che, a quanto pare, di notte, parla solo attraverso i suoi slogan personali.
Mi sono alzata, erano le cinque di mattina, mi sono versata un bicchiere di Estathè e ho acceso il computer per capire cosa avesse da dirmi al riguardo Yahoo! Answers, la bibbia dell'autodiagnosi di fantasia.
«Ipereccitabilità neuronale», ha detto Muhammad Ali alla zanzara, leggendolo dallo schermo, ma bofonchiando alle mie spalle.
«Senti Muhammad, ci mancavi solo tu»

«Ammazza che bella cera», mi ha detto Oris stamattina. «Lo vuoi un ovetto sbattuto?»
«Sai cosa voglio? Voglio che Ty Pennington faccia un programma in cui risistema i ritmi di sonno e veglia, invece delle case in rovina. Voglio smettere di leggere l'oroscopo di Brezsny. Voglio che mamma ammetta di avermi regalato lei il quaderno con la Passera scopaiola per cui sono stata presa in giro per tutto il primo anno di liceo e che non dica: "Si chiama Prunella Modularis" per discolparsi. Voglio un referendum abrogativo sui cambi di stagione e sull'esofagite da reflusso e voglio pure che alla mia amica zanzara sia concesso il diritto di voto. Voglio un cavallo, una serbatoio di Estathè e un amico scrittore che non dica "Mmm" come costante commento a tutti gli accadimenti della mia vita»
«Sei sicura che non vuoi un ovetto?»
«Oris, di notte sto facendo un corso di pugilato. Hai davvero intenzione di continuare a farmi questa domanda?»

Because the night belongs to boxers.