Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

domenica 18 ottobre 2015

Valvole di rithègno

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

L'entusiasmo con il quale mia madre mi ha telefonato per dirmi che si era rotto il serbatoio del nostro sistema idraulico mi ha fatto subito pensare a quella volta che ho preso 4 in matematica (l'unica volta in vita mia che ho preso 4 in matematica): glielo avevo comunicato tra i singhiozzi, disperata, e lei si era messa a ridere, era arrivata perfino a esultare, «Evviva!»: aveva detto a mio padre; e allora io, incredula, avevo iniziato ad accusarla di avermi rovinato la carriera scolastica e la vita, obbligandomi ad andare in settimana bianca senza libri, che era colpa sua se il compito a sorpresa al mio rientro mi aveva colto impreparata. Devo ammettere che nessuna accusa aveva minimamente scalfito il suo atteggiamento gioioso: forse mi stava educando alla sconfitta o forse ho solamente una mamma un po' strana.
Dunque, quando l'ho sentita che mi urlava felice: «Iris, non puoi capire! Si è rotto il serbatoio dell'acqua!», non mi sono preoccupata, non l'ho immaginata in preda a un raptus distruttivo, non me la sono figurata nell'atto di percuotere il serbatoio con la sua pesantissima borsa sempre piena di roba e di fogli, ho impedito alla mia mente di visualizzarla mentre aizzava Léon contro la cisterna, sventagliando una merendina come ricompensa, no: invece di pensare che quell'entusiasmo fosse causato dalla vittoria di una donna troppo multitasking contro un oggetto che si limita a fare una cosa e che la fa pure male, io ho bucato un brick di Estathè e l'ho fatta finire di parlare.
«Non abbiamo capito subito cosa fosse successo, ma poi l'idraulico ci ha detto che...»
Forse è stata la fine rumorosa (e velocissima - come al solito) del mio brick di Estathè che ha coperto la grande notizia o forse mi sono distratta perché ogni volta che qualcuno si mette a parlare di idraulici la mia testa si riempie del soundtrack di SuperMario Bros, fatto sta che l'ho dovuta far ripetere.
«IRIS! SI È ROTTA LA VALVOLA DI RITEGNO!», ha urlato allora mia madre, con estremo giubilo.

«(fufufu) Iris, (fufu) non penserai mica che questo (fu) c'entri qualcosa con il tuo libro...»
«SuperMario! Ma che è 'sto fiatone? Scusa se te lo dico, ma questa salopette inizia a starti un pochino stretta!»
«Lo so. (fufufu) Corri, salta, prendi la bandierina, mangia i funghi e uccidi le tartarughe: (fufu) sono diventato vecchio per tutta questa roba (fu). Ma dicevamo di te...»
«Stai tranquillo... Figurati se penso che la rottura di questa valvola c'entri qualcosa con me!»
«(fufu) Giuralo. (fu) Sull'Estathè.»
«Non posso giurare sulla console del Nintendo che mio padre ha nascosto in cantina?»
(fine del soundtrack)

Il fatto è questo: non posso giurare il falso sull'Estathè, non posso far finta di non aver condiviso l'entusiasmo di mia madre, per una volta: scrivo un intero romanzo sulle famiglie come sistema idraulico in cui la protagonista è un contenitore collegato a una valvola di ritegno e poi capita che, a casa della mia famiglia, si inceppa la distribuzione dell'acqua proprio per colpa di quel piccolo pezzo meccanico che mi ha ossessionata per anni. È ovvio che io me ne chieda il perché, no?
Come quando capita di pensare a una persona un attimo prima che il suo nome brilli sul display del telefono tra le chiamate in entrata o di finire sempre allo stesso tavolo, ogni volta che si va in un locale. Capita perfino di avere una fissazione deterministica tipo quella di Pezzetta che sostiene che ore e minuti si equivalgano tutte le volte che guarda l'orologio («Ecco, sono le 09:09. (…) Guarda ora! Le 21:21!» «Pezzetta, perdona: dove credi ti porterà queste simmetria? Alla fermata del 360:360?» «Non lo so, ma lo scoprirò»).
Io e mia madre non siamo le uniche ad avere attimi di fatalismo, non siamo le uniche pronte a giurare sulla console del Nintendo che tutto accade per un motivo, che certe volte ogni cosa sembra avere senso.

«IRIS, CAPISCI? TE LA TIENAMO DA PARTE! ORA TUO PADRE LA PULISCE: TE LA DIAMO QUANDO VIENI!», ha continuato a urlare mia madre.
«POTREI FARCI UNA COLLANA!», l'ho seguita io, con il tono dell'esaltazione.
E allora: «Non ti sento più...», mi ha risposto tra gli abbai di Leon – sono quasi certa che, in realtà, mi abbia sentito e che abbia biecamente sventagliato una merendina per incitare Léon a far casino, pur di non avvallare una delle mie sempre un po' strane idee in fatto di accessori (non ha mai accettato gli scaldamuscoli che ho fatto con le maniche di un maglione, le polsiere a mezzo guanto ricavate da un paio di calzini a righe e le attache che usavo come fermacapelli – eviterò di riportare le ignominie che mi riservava Oris, in quei miei periodi bizzarri).

(soundtrack di SuperMario Bros)
«(fufufu) Iris, le cose non hanno mai senso (fufu): ce l'hanno solo (fu) quando andiamo alla ricerca maniacale di risposte...»
«SuperLuigi, sempre a dissentire, voi due! E tutti e due co 'sto fiatone...»
«(fufufu) Siamo videogiochi degli anni '80, (fufu) con sole 2D (fu): che cosa ci vuoi fare?»
«Aspetta. Non è che mia madre, la valvola di ritegno, voi due che rappresentate la mia vita in 2D, non è che significate qualcosa di più complesso di quello che ho immaginato? Che senso ha tutto questo?»
(fine del soundtrack)

Non ho fatto una collana con la valvola di ritegno (ma solo perché mio padre non l'aveva pulita abbastanza bene): l'ho messa su una mensola insieme alla valvola a farfalla che un ragazzo mi ha regalato - spacciandola per una valvola di ritegno - per cercare di conquistarmi. Adesso che sto scrivendo di lei, mi guarda da quel ripiano con il suo tentativo di boicottaggio in corpo, con la sua rivoluzione dentro: quando si era rotta non permetteva più all'acqua né di entrare né di uscire, era diventata una specie di tappo che aveva fatto chiudere a riccio il sistema, aveva cercato di contrastare i collegamenti, di interrompere i flussi, di fare un nodo ai tubi.
Succede quando pensi che tanto non completerai mai tutti i livelli di SuperMario Bros, non salverai mai la principessa Peach, non recupererai mai quel 4 in matematica, non impedirai mai a tua madre di dare le merendine a Léon, al tuo orologio di interrompere la simmetria, alla tua mente di essere impunemente veggente o a tua sorella di fermarsi i capelli con le attache. Succede quando pensi che nonno Peppino non smetterà mai di mancarti. E allora rompi la valvola di ritegno e chi si è visto si è visto.

«IRIS! Papà ti ha ritrovato il Nintendo, che ci dobbiamo fare?»
«Non lo so, quando torno proviamo a dargli un po' di fiato e vediamo che succede».