Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

lunedì 13 luglio 2015

Winthèr is coming

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Giuro che un attimo fa era maggio, poi ho sbattuto le palpebre e, quando ho riaperto gli occhi, era luglio. Giuro che avevo le calze e il raffreddore e, d'improvviso, qualcuno ha acceso un gigantesco fohn su Roma. Ormai non faccio altro che parlare di quanto ho caldo.
«Come stai?» «Sudo». «Che fai stasera?» «Sudo». «Carta di credito o bancomat?» «Sudo».
Non so come sia possibile, ma succede ogni anno: guardiamo l'afa che abbiamo intorno e pensiamo che questa -proprio questa, non quella dell'anno scorso o quella dell'anno prima ancora- questa è l'estate più calda che abbiamo mai vissuto. Forse dipende dal fatto che le sensazioni non si possono congelare ed è facilissimo trasformare un disagio climatico nella tragedia termica peggiore di tutti i tempi o forse, a furia di guardare Game of Thrones, con tutta quella gente imbacuccata che non fa che ripetere che l'inverno sta arrivando, le nostre tristi stanze liquefatte (nonostante i ventilatori e le implacabili veglie notturne ad aspettare un po' di fresco) sembrano l'apocalisse.

«Ma perché? Perché usi sempre le parole a caso?»
«Oh, San Giovanni: ho detto apocalisse, mica t'ho detto cotica...»
«Iris, guarda che ti faccio scomunicare! Quello che l'Estathè non ha fatto in tanti anni in cui hai abusato del suo nome senza permesso, lo faccio io in un secondo»
«Ma sai che ieri non hanno fatto entrare me e Ioris nella tua chiesa perché avevamo le ginocchia scoperte?»
«Comunque quella non è la mia chiesa, è la Sacrosanta Cattedrale Papale Arcibasilica Romana Maggiore del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, madre e capo di tutte le chiese della Città e del Mondo. La tua superficialità è talmente palese che dà la misura esatta di quello che puoi intendere con il termine apocalisse. L'apocalisse per te è il supermercato che finisce l'Estathè.»
«Non me ne parlare, gli scaffali sono pieni di quello schifo di summer edition arancia e lime, ma...»
«Ma ti hanno fatto la bottiglia da 1,75 litri e ti hanno comprata così»
«Esatto! Senti, San Giovanni, visto che hai studiato...»
«Non chiedermelo»
«Ti prego! Madonna, però: che caratteraccio...»
«Madonna?!? Ma allora vuoi proprio la scomunica...»

Quello che avrei voluto chiedere a San Giovanni era uno spoiler su un altro Giovanni, un Jon; volevo chiedere una piccola profezia su San Jon Snow del Sacrosanto Castello Nero degli Arciguardiani della Notte Buia e Piena di Terrori della Barriera del Confine Nord dei Sette Regni, ma lui si è innervosito e mi ha abbandonato.
Il fatto è che anche nella Apocalisse di Giovanni c'è un Trono (che non è di spade, ma di lampi e tuoni, ma sempre un trono è); ci sono sette sigilli, un agnello con sette occhi e sette corna, sette angeli con sette trombe, sette flagelli (che non sono sette regni, ma i ricorsivi numerici non vanno mai sottovalutati); e poi ci sono pure un drago, dei cavalieri, la guerra, le distruzioni e l'ira di Dio. Non sta a me dire chi ha copiato chi, tra San Giovanni e George R. R. Martin, ma vista la vicinanza di alcuni temi, secondo me l'apostolo poteva pure avventurarsi in un pronostico sulla sesta serie, no? Che gli costava?
«Sei appena stata scomunicata»
«Sii un tantinello più ironico, Giova'. Non hai nemmeno subito il martirio...»
«E tu smettila di sudare visto che non sei all'inferno...»
«Almeno dimmi dov'è l'Arca dell'Alleanza...»
Quando gli ho detto che Deuteronomio è una delle mie parole impronunciabili predilette, San Giovanni se ne è andato davvero, lasciandomi con il pensiero di essermi beccata una scomunica per colpa di Jon Snow.

Erano le due del pomeriggio e il sole sbatteva sulla finestra della mia stanza, quando mi sono messa a pensare alla cronologia degli eventi: il calore che veniva dalla tastiera del computer mi punzecchiava le dita e io non facevo altro che sudare ed essere confusa. E se fosse colpa della scomunica tutto questo caldo? Se tutto questo squagliarmi fosse a causa della mia insolenza? Ho sbattuto le palpebre prima o dopo aver iniziato a sudare? E se questa fosse davvero la mia apocalisse personale? Non è che hanno spacchettato il quarto flagello, il sole si è surriscaldato e io sto ardendo viva?
«San Giovanni, dammi una spiegazione...», ho cercato di dirgli in un delirio mistico, ma lui non mi ha risposto. «Lo so che non eri nella Top List dei miei santi, quando ero una bambina, ma non potevi battere Sant'Erasmo e Sant'Antonio, il primo è il patrono del mio paese, l'altro dà il nome al vicolo di nonna Berta, nonno Peppino e della nonna della mia amica M. Questa cosa delle liste era successa perché la nonna di M. sosteneva che c'erano i santi di serie A e i santi di serie B e che prendersela con quelli di serie B era meno peccato. Ma San Giovanni, te lo giuro, eri in A, te la giocavi per la Champions...», ho detto rivolta verso Piazza San Giovanni, ma lui: niente.

«Iris, mi passi il sale?» «Sudo». «L'hai visto il finale di Mad Men?» «Sudo». «Davvero il tuo libro è uscito in nuova collana?» «Sudo».

Io e Oris abbiamo fatto pilates in salotto, con i tappetini stesi davanti a un video di youtube, ma l'acido lattico non è valso come espiazione. Con Ioris, che da Torino era la prima volta che veniva a Roma, abbiamo girato per monumenti nelle ore più calde (dieci chilometri di bellezza e ricerca di nasoni per bagnarci i polsi) ma l'abbronzatura a maglietta non è valsa come espiazione. Io e Iaia siamo capitate sotto al getto di un innaffiatore automatico mentre andavamo a una festa di compleanno con le pochette e i vestitini, ma il contegno che abbiamo mantenuto non è valso come espiazione.
Niente è bastato a far abbassare la temperatura o la collera di San Giovanni; l'unica cosa che continua a calare è la pressione arteriosa.

Ho chiuso gli occhi e li ho riaperti. Una volta, due volte, un numero consistente di volte: ma luglio era e a luglio siamo rimasti, col fohn, l'apocalisse, un brick di Estathè summer edition nel mio frigo che nessuno vuole bere e i miei trentun anni tra meno di due settimane. San Giovanni non mi risponde più e l'inverno non è proprio dietro l'angolo.
O forse sì.
Dipende dai punti di vista.