Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
E' ufficialmente
iniziata l'estate, la prima estate in questa casa nuova e, dopo aver
risolto il problema del gancio della mia tenda con del sorprendente
biadesivo del supermercato, io e Pezzetta abbiamo incominciato a
litigare sulla strategia da mettere in atto per combattere l'afa
casalinga, quella che ti si appiccica addosso e poi appiccica i
vestiti su di te e la sedia sui vestiti, cosicché alla fine sei
costretto a stenderti sul pavimento (unico luogo fresco) per
rifiatare. Io sono del partito della corrente, che sostiene
sia necessario studiare dei percorsi per far passare l'aria, in modo
che la casa sia ventilata, e Pezzetta è del partito del chiudiamoci
a riccio, che la mattina serra tutte le finestre e le persiane,
creando una specie di casa bunker che aspira a mantenere le
temperature notturne.
«L'unica cosa che puoi
fare, è aprire il frigo per prendere l'Estathè. Se ti finisce prima
del tramonto e apri la porta di casa per andarlo a comprare, sei
fuori», mi ha detto, facendo più o meno l'esaltante gesto con cui
Briatore cacciava gli aspiranti Briatore dal suo reality.
Io, dopo aver tentato
di solidarizzare con Oris (che si stava gustando la colazione
preparata appositamente per lei da Pezzetta -siamo arrivati ai più
biechi mezzi di corruzione per avere proseliti) ho risposto con
stizza: «In camera mia, faccio quello che voglio» e ho spalancato
tutto.
E' stato a quel punto
che l'estate si è messa contro di me, abbassando di colpo la
temperatura.
Io non è che voglio
fare sempre la vittima: lo so che sono testarda da morire, però, tu,
estate, anzi Estathè, proprio contro di me ti vai a mettere? Me,
Iris, che ti porto nel cuore tutto l'anno, che inneggio al thè
freddo sulla sabbia bollente, anche quando Oris e Pezzetta si
scaldano il loro triste latte e caffè, certe mattine d'inverno che
la casa sembra un congelatore? Estate, io non cedo allo sbalzo
termico, io lascio la mia finestra aperta.
«Cosa ne sarà di me?»
ho tossicchiato quando mi è venuta l'influenza.
«Sai cosa mi ha
risposto Rhett quando gli ho giurato amore eterno e gli ho chiesto
cosa ne sarebbe stato di me senza di lui?»
«Francamente me ne
infischio, Rossella»
«Esatto, lui mi ha
detto Francamente me ne infischio»
«Sai
come reagirà Pezzetta al mio catarro, invece? Mi
guarderà con l'occhio obliquo da Braccio di ferro, la sigaretta
elettronica che sputa fumo dal lato destro della bocca e mi dirà una
di quelle cose che dice lui...»
«Tipo?
Che te lo sei meritato? Che ti sta bene?»
«No,
mi dirà Togli
troppa buccia dalle carote,
Se io ti dico di
comprare il biadesivo e tu compri la Millechiodi poi non te la
prendere con me,
Sì i piselli vanno
cucinati così: bruciati fuori e congelati dentro,
Ti vuoi mettere
dritta, qua non siamo mica a Notre Dame!»
Tramite l'aiuto di un Bandito,
Rossella mi ha procurato del paracetamolo contraffatto e io mi sono
gonfiata di Estathé per coprire di fresco il mio mal di gola.
Pezzetta se ne è accorto comunque e mi è spuntato dietro
all'ennesimo bicchiere riempito.
«Così ti bruci l'esofago e poi
scambi l'esofagite per la tracheite e non la finiamo più...»
«Pezzetta, smettila. Io le carote
le sbuccio con il pelapatate»
«Forse dovresti comprarti il
pelacarote»
«Oppure potrei provare con il
biadesivo...»
Oris ci ha guardati attraverso lo
specchio grande del salotto, mentre Rossella O'Hara la stava aiutando
a chiudere un bustino che
nemmeno quello che Mami stringeva a lei. Più che un corsetto, però,
era una cintura ortopedica Gibaud, contro la lombalgia.
Le ho offerto un bicchiere di
Estathé per farle prendere le mie parti e allora lei, da attrice
consumata, mi ha detto: «Iris, noi non ci ammaliamo, ricordatelo.
Non sudiamo, non montiamo i mobili Ikea, non aggiustiamo le tende e
crediamo nella decadenza dell'intelligenza. Non amiamo né Ashley né
Rhett, noi amiamo Pezzetta perché è un soldato sudista. Supereremo
questo momento, e quando sarà passato non soffriremo più la fame.
Dovessimo mentire, truffare, rubare, uccidere, lo giuro davanti a
Dio, noi non soffriremo più la fame...»
Con il busto, il vento che partiva
da camera mia per gonfiarle i capelli, la luce opaca del salotto e
gli occhi di una che non prenderà mai la patente, Oris mi ha
guardato complice e ha aggiunto: «Iris, ricordati anche che noi non
peliamo le carote...».
Siccome una febbre val bene una
guerra, non ho detto a Oris che io monto i mobili Ikea, mi ammalo e
sudo. Non gliel'ho detto che il motivo principale
per cui lei non muore di fame è che io pelo le carote.
Ho lasciato che il suo trasformismo teatrale diventasse politico, ho lasciato che si avvicinasse al mio partito, che mi difendesse. Ma Pezzetta, implacabile, le ha sussurrato: «Dato che ti fa male la schiena, ti porto al lavoro in macchina».
Ho lasciato che il suo trasformismo teatrale diventasse politico, ho lasciato che si avvicinasse al mio partito, che mi difendesse. Ma Pezzetta, implacabile, le ha sussurrato: «Dato che ti fa male la schiena, ti porto al lavoro in macchina».
Pezzetta, hai vinto una battaglia,
non hai vinto la guerra.
Estate, io ti riconquisterò!
Dopotutto, domani è un altro
giorno.