Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

sabato 29 giugno 2013

Rage against thè Pezzetta

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

E' ufficialmente iniziata l'estate, la prima estate in questa casa nuova e, dopo aver risolto il problema del gancio della mia tenda con del sorprendente biadesivo del supermercato, io e Pezzetta abbiamo incominciato a litigare sulla strategia da mettere in atto per combattere l'afa casalinga, quella che ti si appiccica addosso e poi appiccica i vestiti su di te e la sedia sui vestiti, cosicché alla fine sei costretto a stenderti sul pavimento (unico luogo fresco) per rifiatare. Io sono del partito della corrente, che sostiene sia necessario studiare dei percorsi per far passare l'aria, in modo che la casa sia ventilata, e Pezzetta è del partito del chiudiamoci a riccio, che la mattina serra tutte le finestre e le persiane, creando una specie di casa bunker che aspira a mantenere le temperature notturne.
«L'unica cosa che puoi fare, è aprire il frigo per prendere l'Estathè. Se ti finisce prima del tramonto e apri la porta di casa per andarlo a comprare, sei fuori», mi ha detto, facendo più o meno l'esaltante gesto con cui Briatore cacciava gli aspiranti Briatore dal suo reality.
Io, dopo aver tentato di solidarizzare con Oris (che si stava gustando la colazione preparata appositamente per lei da Pezzetta -siamo arrivati ai più biechi mezzi di corruzione per avere proseliti) ho risposto con stizza: «In camera mia, faccio quello che voglio» e ho spalancato tutto.

E' stato a quel punto che l'estate si è messa contro di me, abbassando di colpo la temperatura.
Io non è che voglio fare sempre la vittima: lo so che sono testarda da morire, però, tu, estate, anzi Estathè, proprio contro di me ti vai a mettere? Me, Iris, che ti porto nel cuore tutto l'anno, che inneggio al thè freddo sulla sabbia bollente, anche quando Oris e Pezzetta si scaldano il loro triste latte e caffè, certe mattine d'inverno che la casa sembra un congelatore? Estate, io non cedo allo sbalzo termico, io lascio la mia finestra aperta.

«Cosa ne sarà di me?» ho tossicchiato quando mi è venuta l'influenza.
«Sai cosa mi ha risposto Rhett quando gli ho giurato amore eterno e gli ho chiesto cosa ne sarebbe stato di me senza di lui?»
«Francamente me ne infischio, Rossella»
«Esatto, lui mi ha detto Francamente me ne infischio»
«Sai come reagirà Pezzetta al mio catarro, invece? Mi guarderà con l'occhio obliquo da Braccio di ferro, la sigaretta elettronica che sputa fumo dal lato destro della bocca e mi dirà una di quelle cose che dice lui...»
«Tipo? Che te lo sei meritato? Che ti sta bene?»
«No, mi dirà Togli troppa buccia dalle carote, Se io ti dico di comprare il biadesivo e tu compri la Millechiodi poi non te la prendere con me, Sì i piselli vanno cucinati così: bruciati fuori e congelati dentro, Ti vuoi mettere dritta, qua non siamo mica a Notre Dame!»

Tramite l'aiuto di un Bandito, Rossella mi ha procurato del paracetamolo contraffatto e io mi sono gonfiata di Estathé per coprire di fresco il mio mal di gola. Pezzetta se ne è accorto comunque e mi è spuntato dietro all'ennesimo bicchiere riempito.
«Così ti bruci l'esofago e poi scambi l'esofagite per la tracheite e non la finiamo più...»
«Pezzetta, smettila. Io le carote le sbuccio con il pelapatate»
«Forse dovresti comprarti il pelacarote»
«Oppure potrei provare con il biadesivo...»

Oris ci ha guardati attraverso lo specchio grande del salotto, mentre Rossella O'Hara la stava aiutando a chiudere un bustino che nemmeno quello che Mami stringeva a lei. Più che un corsetto, però, era una cintura ortopedica Gibaud, contro la lombalgia.
Le ho offerto un bicchiere di Estathé per farle prendere le mie parti e allora lei, da attrice consumata, mi ha detto: «Iris, noi non ci ammaliamo, ricordatelo. Non sudiamo, non montiamo i mobili Ikea, non aggiustiamo le tende e crediamo nella decadenza dell'intelligenza. Non amiamo né Ashley né Rhett, noi amiamo Pezzetta perché è un soldato sudista. Supereremo questo momento, e quando sarà passato non soffriremo più la fame. Dovessimo mentire, truffare, rubare, uccidere, lo giuro davanti a Dio, noi non soffriremo più la fame...»
Con il busto, il vento che partiva da camera mia per gonfiarle i capelli, la luce opaca del salotto e gli occhi di una che non prenderà mai la patente, Oris mi ha guardato complice e ha aggiunto: «Iris, ricordati anche che noi non peliamo le carote...».
Siccome una febbre val bene una guerra, non ho detto a Oris che io monto i mobili Ikea, mi ammalo e sudo. Non gliel'ho detto che il motivo principale per cui lei non muore di fame è che io pelo le carote. 
Ho lasciato che il suo trasformismo teatrale diventasse politico, ho lasciato che si avvicinasse al mio partito, che mi difendesse. Ma Pezzetta, implacabile, le ha sussurrato: «Dato che ti fa male la schiena, ti porto al lavoro in macchina».

Pezzetta, hai vinto una battaglia, non hai vinto la guerra.
Estate, io ti riconquisterò!
Dopotutto, domani è un altro giorno.

venerdì 14 giugno 2013

Lotthè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Di solito, quando l'arrivo del caldo decima l'offerta delle bottiglie di Estathè, io mi sento tradita, ma non quest'anno. Quest'anno, invece, mi sento competitiva.
Se sono rimaste due bottiglie, me le prendo tutte e due. Mi compro anche nove brick, se necessario a toglierli tutti di mezzo: insomma, sono sul piede di guerra.
Immagino che sia perché ho un problema con la tenda della mia camera da letto e questa cosa mi sta mandando ai pazzi. Un gancio del bastoncino che la sostiene continua a staccarsi e io, quando succede, che sia notte o giorno, che sia sola o in compagnia, mi ergo in bilico sulla mia scrivania e lo riattacco. Sta diventando una lotta senza quartiere, che continuo a perdere perché do retta a Pezzetta («Non metterci l'Attak che rovini gli infissi») e divento, ogni giorno, più aggressiva.
Oltretutto il caldo sta facendo diventare le folli manie di Pezzetta sull'ordine e la pulizia sempre più patologiche (sputtanarlo, è la mia ritorsione) e, l'altro giorno, si è presentato in casa con un profumatore per armadio al gusto Iris blu, tutto felice; mi ha obbligato ad annusare le sue camicie per dimostrarmi che la puzza di chiuso doveva essere combattuta (ognuno ha le sue lotte) e quando gli ho detto «Guarda che l'Iris blu rovina gli infissi», il gancio ha ceduto, la mia tenda è caduta e il karma mi ha urlato «Tiè».
Questa aggressività, unita alla massiccia presenza di teina in casa, mi ha fatto praticamente smettere di dormire e, tra il pensare e il girare alla ricerca di ogni forma di Estathè a Roma, mi sono ritrovata a Villa Borghese, il giorno che è finita la scuola.
Anche quella che ho visto è stata una lotta: ho assistito in diretta ai combattimenti tra i fanciulli capitolini e le fanciulle capitoline e tra le fanciulle capitoline e gli sguardi maschili capitolini (e non), poiché le ragazze in questione erano tutte in shorts (quando dico tutte, voglio dire tutte), erano molto belle e avevano le magliette bagnate, quindi lasciavano scie di ormoni maschili in subbuglio ovunque passavano.
E' stato a quel punto che l'aggressività, le lotte e la sopravvivenza urbana mi hanno fatto diventare nostalgica.

«Iris, ma non te le ricordi le tutine che avevamo a Non è la Rai? Guarda che non erano tanto diverse da queste...»
«Ambra cara, quanti pomeriggi passati insieme! Infatti non erano le tutine ad essere diverse, eravamo noi ad essere diverse»
«Ehm... Ehm... Aspetta che non sento più bene Gianni e non so cosa dire... Aò, fanciulli! Non è che mi avete buttato l'acqua nell'auricolare? Guarda te, eh...»
«Ambra, non ti preoccupare, mentre risolvi il problema della tua voce fuoricampo, ti spiego perché oggi tu sei la mia...»

Quando c'era Non è la Rai, negli anni novanta, Oris era grassa, anche se grassa non è il termine giusto, è meglio dire che aveva il fisico da bambina, quello con la pancia alta e le cosciotte perché altrimenti dovrei dire che anche tutte le sue amiche erano grasse, rotonde, ma insomma, ecco, forse erano solo molto bambine.
Io potevo osservarle perché ero poco più piccola e mi rifiutavo di avere rapporti con il prossimo, quindi mia madre obbligava Oris a portarmi con sé e lei mi comprava gli Estathè per farmi stare buona (ero già passivo aggressiva, lo ammetto). Intanto, fasciata nelle tutine attillate di Non è la Rai, con un florilegio di falpalà su tutte le sue amiche, Oris si esercitava nella coreografia di Bomba ciquena.

«Bomba ciquena, bomba ciquena, bomba ciquena ciquena ciquena ciquena...»
«Ambra, è inutile che cerchi di coinvolgere questa generazione. Non sanno nulla di quanto ci vestivamo male negli anni novanta...»
«Gianni dice che non ci vestivamo male!»
«Ambra, devo dirti una cosa: Boncompagni non fa più questo mestiere, se continui a sentire la sua voce, dovresti chiamare uno specialista...»

Insomma: fa caldo, sono aggressiva, non dormo, bevo tantissimo thè e mi sento nostalgica. E dire che siamo solo all'inizio dell'estate.
Ma più di tutto, mi ricordo ancora la coreografia di Bomba Ciquena e il giorno in cui Oris e le sue amiche mi hanno obbligato a ballarla su un piccolo palco: era il 1994.
Sono quasi certa che è stato lo stesso giorno che si è ammazzato Kurt Cobain.
Da lì è iniziato il mio declino, è per questo che ho traumi, ganci che cadono, fratelli che usano profumatori per armadi e ricordi di sorelle che indossano tutine con i falpalà.
Ed è per questo che, nei momenti difficili, compare Ambra Angiolini a guidare il racconto della mia vita.

«Lo dici come se non ti facesse piacere...»
«Ambra, ti voglio bene, però adesso puoi andare»
«Ma Gianni ha detto che...»

Sarà un'estate molto difficile, me lo sento.