Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
La
casa in cui sono cresciuta è in campagna ed è sempre stata preda
del tentativo di ingresso di moltissimi animali. Nel tempo, hanno
cercato di fare occupazione delle nostre stanze: farfalle, gechi da
terrazzo, migliaia di zanzare feroci, gatti, una volta un topo,
corvi, cimici, rondinelle, cardellini che poi sono diventati
cinciarelle. Mio padre ci ha sempre dissuase dall'ammazzare anche la
formica più piccola (non per niente il post a lui dedicato si chiama
Lo zen e l'arthè della manutenzione degli insetti):
se un ragno, una falena o una scolopendra si arrampicavano su una
delle pareti della nostra cameretta, lui arrivava con le mani a
conca, ci intrappolava dentro l'animale ancora vivo e poi andava a
liberarlo su uno dei balconi. Quando mia madre girava la scopa
all'insù e distruggeva le ragnatele che erano state edificate in
qualche angolo del soffitto, lo vedevi che soffriva. Non ci diceva: «Il ragno porta guadagno», ci diceva: «Il
ragno è
un predatore di tutto rispetto, è un architetto che lavora con la
seta che secerne, che si protegge e tesse, vola senza avere le
ali...».
Io,
una volta, ho letto che hanno fatto degli esperimenti tossicologici
sui ragni, dimostrando che tessono ragnatele diverse a seconda dello
psicofarmaco che hanno ricevuto; esistono immagini dell'opera di un
ragno sotto caffeina, ma nessuno ha mosso un dito per rifornire un
ragnettino di Estathè: avrebbe fatto una tela bellissima.
Spiderman,
vieni a trovarmi: ci penso io a te.
«Cri
cri cri»
«“Chi
è che mi chiama?”,
disse Pinocchio tutto impaurito»
«Ma
che conosci a memoria il libro di Collodi?»
«Non
tutto a memoria, ma ho vissuto un particolare trauma quando il Grillo
Parlante muore stecchito da un martello a pagina 17. La Walt Disney
ha mischiato le carte...»
«Lo
so, purtroppo non c'è giustizia in questo mondo»
Qualche
settimana fa ero finalista in un premio letterario e mi sono fatta
accompagnare da Oris in questo paesino bellissimo per presenziare di
fianco al mio libro –per informazione: Spiderman, puoi andare
anche lì, è un posto che possiede il bollino giallo Estathè, i bar
sono fornitissimi. Ci hanno messo a dormire in un B&B appena
fuori dal paese ed è stato lì che abbiamo incontrato il nostro
Grillo Parlante biondo.
«Voi
non sapete chi è Arnold Ehret, vero?», ci ha chiesto.
«No,
non lo sappiamo», abbiamo risposto io e Oris, in coro.
«Si
vede: avete la faccia ignara, tipica di chi non immagina di essere pieno di
muco».
Ora,
io lo so, che per quanto io possa giurare che questa conversazione è
davvero avvenuta, sarà difficile crederci, ma è anche vero che io
non avevo mai incontrato un fruttariano e forse voi sì, quindi c'è
una possibilità che lo stupore rimanga solo il mio.
«Cosa
mangiate, voi?», ci ha incalzato il Grillo.
«Io,
principalmente, bevo Estathè. E tu?»
«Frutta
dolce e ortaggi, ovviamente. Tutti coltivati da me. Anzi, ho un
esubero di cetrioli se vi interessa...».
Sull'esubero
di cetrioli, Oris è andata in brodo di (fruttarianissime) giuggiole,
e ha iniziato a fare al nostro Grillo una miriade di domande in
merito alle sue abitudini alimentari.
Ne
è venuto fuori che il saccentissimo insetto ortottero era medico di
se stesso da almeno cinque anni, regolando la sua vita sulla base dei
dettami ehretiani di fruttarismo e periodi di digiuno; ci ha spiegato
che il nostro corpo -anche il suo- combatte una guerra psicologica
per non abbandonare il suo muco, ma che quel muco è il prodotto
maligno della nostra alimentazione innaturale.
«Arrivano
dei miei amici domani mattina, facciamo due settimane di digiuno
tutti insieme...», ha detto a Oris, visto che lei lo seguiva con
entusiasmo.
«Io
non potrei mai fare un digiuno, soprattutto d'estate», ha spiegato
Oris, che soffre di pressione bassa ed è pure ipocondriaca -è
capace di dirmi frasi come: «Mi fa male la gamba, forse è una
trombosi»- ed è stato in quel momento che è iniziata la discesa verso il peggio.
Dopo aver rassicurato Oris sulla bontà della pressione bassa -di cui soffriva anche lui- e sulla sempiterna possibilità di appoggiarsi ai mobili in caso di principio di svenimento, il Grillo ha pensato bene di raccontarci che quelle sul muco non sono solo chiacchiere. Il professor Ehret aveva ragione e lui lo aveva sperimentato sulla sua pelle, dopo il suo primo digiuno.
Dopo aver rassicurato Oris sulla bontà della pressione bassa -di cui soffriva anche lui- e sulla sempiterna possibilità di appoggiarsi ai mobili in caso di principio di svenimento, il Grillo ha pensato bene di raccontarci che quelle sul muco non sono solo chiacchiere. Il professor Ehret aveva ragione e lui lo aveva sperimentato sulla sua pelle, dopo il suo primo digiuno.
«Le
mie feci» -ve lo giuro, ha detto le mie feci- «erano una
pasta bianca e filamentosa che mi ha sconvolto. Ehret sapeva
analizzare questa pasta e dire che tipo di cibi sbagliati o
medicinali inutili l'avessero nutrita, ma io non l'avevo mai vista,
quindi ho preso un bastone e ho iniziato a percuoterla per capire che
informazioni potevo tirarne fuori...».
A
quel punto anche Oris ha ceduto: ho intuito che stava per fingere uno
svenimento pur di mandarlo via -io non nego di aver guardato in giro
per cercare un martello- ma con la scusa che ci dovevamo preparare
per la serata, lo abbiamo cacciato.
Io
non ho niente contro i fruttariani, i vegani e i vegetariani (anche
se Word sottolinea di rosso due di questi tre sostantivi) e accetto
anche di buon grado consigli sugli alimenti e sulla possibilità di
diversificare le diete, ma l'immagine di un bastone che percuote
delle feci filamentose è inaccettabile.
Temo
che anche mio padre avrebbe ceduto all'eliminazione del grillo.
Comunque,
io e Oris siamo andate in paese, abbiamo festeggiato il vincitore del
premio insieme agli altri scrittori che erano in finale con me, il
figlio di uno di loro e una norvegese bellissima che non ha rivolto
la parola a nessuno -e che non mi è ancora ben chiaro il motivo
preciso per cui era seduta al nostro tavolo- e poi siamo tornate a
dormire.
Abbiamo
tirato giù la zanzariera e ci siamo chieste se quel grillo era vero
o se ce le eravamo immaginato, se era waltdisneyatamente vivo
o collodianamente morto, se avevamo parlato con un insetto che
amava la frutta o con un fantasma che ci voleva rimproverare per il
peccato originale delle fettine panate di Cristina D'Avena in
«Teneramente Licia».
La
risposta l'abbiamo avuta la mattina dopo: mentre ci sembrava di
essere braccate in una ragnatela di definizioni fruttariane di buon
senso -vista l'assenza di qualsiasi tipo di colazione ad attenderci,
il grillo si è presentato alla nostra porta con un cetriolo gigante
tra le mani.
«Eccolo!
Tutto per voi...» ci ha detto.
Io
e Oris non abbiamo trovato nient'altro da dire che: «Scusa, ma non
sappiamo davvero dove mettercelo» e abbiamo forzato le mani a conca
di nostro padre per liberarci da grilli, ragni, mele, pere,
cinciarelle e zucchine di ogni tipo.
Alla stazione, prima di prendere il treno, ho bevuto due Estathè.
Spiderman,
secondo me, se ti avessero dato come sostanza psicotropa un cetriolo,
avresti fatto una ragnatela di merda. O di muco.
Roba
comunque brutta, insomma.