Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 18 agosto 2015

Ragnathèle

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

La casa in cui sono cresciuta è in campagna ed è sempre stata preda del tentativo di ingresso di moltissimi animali. Nel tempo, hanno cercato di fare occupazione delle nostre stanze: farfalle, gechi da terrazzo, migliaia di zanzare feroci, gatti, una volta un topo, corvi, cimici, rondinelle, cardellini che poi sono diventati cinciarelle. Mio padre ci ha sempre dissuase dall'ammazzare anche la formica più piccola (non per niente il post a lui dedicato si chiama Lo zen e l'arthè della manutenzione degli insetti): se un ragno, una falena o una scolopendra si arrampicavano su una delle pareti della nostra cameretta, lui arrivava con le mani a conca, ci intrappolava dentro l'animale ancora vivo e poi andava a liberarlo su uno dei balconi. Quando mia madre girava la scopa all'insù e distruggeva le ragnatele che erano state edificate in qualche angolo del soffitto, lo vedevi che soffriva. Non ci diceva: «Il ragno porta guadagno», ci diceva: «Il ragno è un predatore di tutto rispetto, è un architetto che lavora con la seta che secerne, che si protegge e tesse, vola senza avere le ali...».
Io, una volta, ho letto che hanno fatto degli esperimenti tossicologici sui ragni, dimostrando che tessono ragnatele diverse a seconda dello psicofarmaco che hanno ricevuto; esistono immagini dell'opera di un ragno sotto caffeina, ma nessuno ha mosso un dito per rifornire un ragnettino di Estathè: avrebbe fatto una tela bellissima.
Spiderman, vieni a trovarmi: ci penso io a te.

«Cri cri cri»
«Chi è che mi chiama?, disse Pinocchio tutto impaurito»
«Ma che conosci a memoria il libro di Collodi?»
«Non tutto a memoria, ma ho vissuto un particolare trauma quando il Grillo Parlante muore stecchito da un martello a pagina 17. La Walt Disney ha mischiato le carte...»
«Lo so, purtroppo non c'è giustizia in questo mondo»

Qualche settimana fa ero finalista in un premio letterario e mi sono fatta accompagnare da Oris in questo paesino bellissimo per presenziare di fianco al mio libro –per informazione: Spiderman, puoi andare anche lì, è un posto che possiede il bollino giallo Estathè, i bar sono fornitissimi. Ci hanno messo a dormire in un B&B appena fuori dal paese ed è stato lì che abbiamo incontrato il nostro Grillo Parlante biondo.
«Voi non sapete chi è Arnold Ehret, vero?», ci ha chiesto.
«No, non lo sappiamo», abbiamo risposto io e Oris, in coro.
«Si vede: avete la faccia ignara, tipica di chi non immagina di essere pieno di muco».
Ora, io lo so, che per quanto io possa giurare che questa conversazione è davvero avvenuta, sarà difficile crederci, ma è anche vero che io non avevo mai incontrato un fruttariano e forse voi sì, quindi c'è una possibilità che lo stupore rimanga solo il mio.
«Cosa mangiate, voi?», ci ha incalzato il Grillo.
«Io, principalmente, bevo Estathè. E tu?»
«Frutta dolce e ortaggi, ovviamente. Tutti coltivati da me. Anzi, ho un esubero di cetrioli se vi interessa...».
Sull'esubero di cetrioli, Oris è andata in brodo di (fruttarianissime) giuggiole, e ha iniziato a fare al nostro Grillo una miriade di domande in merito alle sue abitudini alimentari.
Ne è venuto fuori che il saccentissimo insetto ortottero era medico di se stesso da almeno cinque anni, regolando la sua vita sulla base dei dettami ehretiani di fruttarismo e periodi di digiuno; ci ha spiegato che il nostro corpo -anche il suo- combatte una guerra psicologica per non abbandonare il suo muco, ma che quel muco è il prodotto maligno della nostra alimentazione innaturale.
«Arrivano dei miei amici domani mattina, facciamo due settimane di digiuno tutti insieme...», ha detto a Oris, visto che lei lo seguiva con entusiasmo.
«Io non potrei mai fare un digiuno, soprattutto d'estate», ha spiegato Oris, che soffre di pressione bassa ed è pure ipocondriaca -è capace di dirmi frasi come: «Mi fa male la gamba, forse è una trombosi»- ed è stato in quel momento che è iniziata la discesa verso il peggio. 
Dopo aver rassicurato Oris sulla bontà della pressione bassa -di cui soffriva anche lui- e sulla sempiterna possibilità di appoggiarsi ai mobili in caso di principio di svenimento, il Grillo ha pensato bene di raccontarci che quelle sul muco non sono solo chiacchiere. Il professor Ehret aveva ragione e lui lo aveva sperimentato sulla sua pelle, dopo il suo primo digiuno.
«Le mie feci» -ve lo giuro, ha detto le mie feci- «erano una pasta bianca e filamentosa che mi ha sconvolto. Ehret sapeva analizzare questa pasta e dire che tipo di cibi sbagliati o medicinali inutili l'avessero nutrita, ma io non l'avevo mai vista, quindi ho preso un bastone e ho iniziato a percuoterla per capire che informazioni potevo tirarne fuori...».
A quel punto anche Oris ha ceduto: ho intuito che stava per fingere uno svenimento pur di mandarlo via -io non nego di aver guardato in giro per cercare un martello- ma con la scusa che ci dovevamo preparare per la serata, lo abbiamo cacciato.
Io non ho niente contro i fruttariani, i vegani e i vegetariani (anche se Word sottolinea di rosso due di questi tre sostantivi) e accetto anche di buon grado consigli sugli alimenti e sulla possibilità di diversificare le diete, ma l'immagine di un bastone che percuote delle feci filamentose è inaccettabile.
Temo che anche mio padre avrebbe ceduto all'eliminazione del grillo.

Comunque, io e Oris siamo andate in paese, abbiamo festeggiato il vincitore del premio insieme agli altri scrittori che erano in finale con me, il figlio di uno di loro e una norvegese bellissima che non ha rivolto la parola a nessuno -e che non mi è ancora ben chiaro il motivo preciso per cui era seduta al nostro tavolo- e poi siamo tornate a dormire.
Abbiamo tirato giù la zanzariera e ci siamo chieste se quel grillo era vero o se ce le eravamo immaginato, se era waltdisneyatamente vivo o collodianamente morto, se avevamo parlato con un insetto che amava la frutta o con un fantasma che ci voleva rimproverare per il peccato originale delle fettine panate di Cristina D'Avena in «Teneramente Licia».
La risposta l'abbiamo avuta la mattina dopo: mentre ci sembrava di essere braccate in una ragnatela di definizioni fruttariane di buon senso -vista l'assenza di qualsiasi tipo di colazione ad attenderci, il grillo si è presentato alla nostra porta con un cetriolo gigante tra le mani.
«Eccolo! Tutto per voi...» ci ha detto.
Io e Oris non abbiamo trovato nient'altro da dire che: «Scusa, ma non sappiamo davvero dove mettercelo» e abbiamo forzato le mani a conca di nostro padre per liberarci da grilli, ragni, mele, pere, cinciarelle e zucchine di ogni tipo.

Alla stazione, prima di prendere il treno, ho bevuto due Estathè.
Spiderman, secondo me, se ti avessero dato come sostanza psicotropa un cetriolo, avresti fatto una ragnatela di merda. O di muco.
Roba comunque brutta, insomma.