Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

giovedì 26 aprile 2012

Mountain brick (si legge 'mauntenbraic')

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

 
I detrattori leghisti dicevano che avrebbe piovuto su Roma, sulla festa della Liberazione e sulla prima 'scampagnata' dell'anno e, invece, corcazzo: anche se la gente ha abbinato le canottiere con i moon boot (pure l'abbigliamento è precario in una generazione precaria) il sole ti batteva sulla collottola che era un piacere.
Eravam trecento, eravam giovani e forti anche se non ce n'eravamo accorti, quindi dopo un'oretta di tedesca, in salita, con il pallone un po' sgonfio e la porta che non sapevi né dove iniziava né dove finiva, ci siamo mangiati tutto quello che abbiamo trovato: capre, cavoli, cous cous e tramezzini (abbiamo risparmiato soltanto la spigolatrice di Sapri, ché quella, poverina, ha già tanti problemi per conto suo).
Il mio unico amico sportivo, chihuahua munito, ha convinto me, Oris e Paris ad andare a fare una passeggiata con lui, in mezzo al bosco.
Oris è mia sorella, quattro lettere di pigrizia assoluta che lei rivendica con orgoglio.
Paris è la mia amica con la Yaris.
Nessuna di noi muove mai un passo, quindi a forza di correre dietro al palestratissimo chihauhua del mio amico (che cercava di litigare con tutti i cani maschi che incontrava e di montarsi tutte le femmine -assolutamente incurante della loro taglia e razza, in entrambi i casi-), ci siamo ritrovate a non sapere nemmeno chi eravamo.
Iris, Oris e Paris portate con l'inganno in mezzo ad un bosco.
Sembrava l'inizio di una favola dai risvolti tragici.
Ma l'amico sportivo non voleva granché da noi, a parte parlare di felci, raccontarci la storia di tutti i ruderi che incontravamo e sostenere ardentemente che dovevo essere stata io (ero io Iris, credo) ad avergli rubato il suo cromosoma ipsilon, visto il mio amore per il calcio e il mio cameratismo con il fidanzato di Paris che mi ci faceva giocare.
Fatto sta che mi sono distratta ed ho bevuto un litro di estathè.

Iris? Un litro di estathè? Sei diventata pazza?”
Oris, non ti arrabbiare, sei tu che mi hai comprato i brick, lo sai che i brick sono la massima espressione terrena dell'estathè...”
Non sono Oris, sono la voce della tua coscienza...”
La stessa che, da piccola, mi parlava da dietro il divano e mi spingeva a consegnare tutti i miei risparmi alla mia povera sorella Oris?”
Non so assolutamente di cosa tu stia parlando!”
Guarda che, ad un certo punto, l'ho capito che eri tu stessa a fare quella voce per intascarti i miei soldi. Mi hai creato un trauma profondissimo che io sono costretta a riempire di estathè...”
Guarda che lo dico a mamma...”
Guarda che non abbiamo più dieci anni...”

Ma lei ha composto il numero, allora io ho urlato a Paris di braccarla, ma Paris (che non solo non sapeva più come si chiamava, ma pensava di poter trovare la via più breve per raggiungere il suo fidanzato grazie alle mappe dell'Iphone) non è stata di nessun aiuto, allora amico sportivo e chihuahua hanno distratto Oris con il finto avvistamento di una gelateria ed io l'ho fermata.
Siamo tornati a casa distrutti, così come doveva essere, sudati e stanchi come i bambini che si sfogano lontano dal controllo della mamma ed io ho convinto Oris che non berrò più tutto quell'estathè.
Lei ci ha creduto, ma adesso ha iniziato a fare le tacche sulla bottiglia per controllarmi.
Grazieadio, Oris è l'anagramma di distrazione e la cosa non durerà perché la verità è che brick o non brick, Liberazione o Primo maggio, casa, parco o bosco, io lo bevo davvero un litro di estathè al giorno. Ho misurato la capienza del mio bicchiere preferito per esserne sicura.
Non giudicatemi, moralisti degli zuccheri raffinati, ognuno ha le sue droghe.
Sono sicura che voi fumate, mangiate nutella e bevete caffè.
Io non faccio nessuna di queste tre cose.
E se non fumate, non mangiate nutella, non bevete caffè e non adorate l'estathè, non capisco cosa stiate leggendo a fare le mie memorie perché sono quasi certa che, in questo caso, voi siate dei tristi leghisti.

domenica 22 aprile 2012

Ma li morthè!

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Prendiamo un giornata qualunque, un pomeriggio tipo passato con il proprio coinquilino alto, quello roscio che sembra De Gregori ma canta come un'aquila con l'ala spezzata. Inizialmente cantava come un'aquila e basta, poi io stessa gli ho spezzato l'ala, ma lui ha continuato... Non potendomela prendere con la rondine che balla di mattina presto nel cassettone della mia serranda, dovrò pure sfogarmi in qualche modo!
Prendiamo un amico del roscio che si è malauguratamente affidato a lui per farsi fare da guida spirituale in campo amoroso e chiamiamolo Frédéric Moreau, per rispetto della privacy.
Frédéric è single e vorrebbe rimorchiare e questo lo rende un caso tipo, non tanto il fatto che sia single, quanto il fatto che vorrebbe rimorchiare: volontà appartenente al 100% degli uomini italici, accoppiati o no.
Lui siede sul divano e il roscio gli canticchia le regole con piglio bohémien: “Frédéric...”, gli dice “ce devi provà co tutte, sempre e comunque, perché questo è l'unico modo di fare che garantisce una sicura riuscita!”.
Frédéric lo guarda sconvolto dal divano, poi guarda me che sto passando lì per caso, diretta in cucina a prendermi un bicchiere di estathè.
Iris, l'hai mai provato l'estathè con la vodka? Secondo me è un cocktail geniale. Cioè, io lo faccio pure co' i thè sottomarca, però ecco...”
L'unica volta che ho mischiato l'estathè con qualcosa è stato in un momento buio della mia vita e l'ho mischiato con la passiflora. Non credo di dover aggiungere altro...”

Il 21 aprile del 2012, verso le cinque del pomeriggio, Iris Versicolor, sul punto di recarsi in cucina, venne fermata da due avventori casuali che cercarono di convincerla a fare qualcosa che lei non voleva. In lontananza, una nave era in partenza, la gente arrivava trafelata e i marinai non davano retta a nessuno...”
Sei tu Gustave? Non posso crederci che Flaubert si sia scomodato per me...”
Sono io, sono io. E invece chi sono 'sti due stronzi?”
Non lo so, non mi interessa più niente di niente....”
Mentre i bagagli venivano issati a bordo della nave, il baccano si scioglieva nel fischio vago e denso del vapore che sprigionandosi tra fogli di lamiera avvolgeva tutto in una nube biancastra, mentre la campana, a prua, non smetteva di rintoccare. Iris ne sembrava sconvolta e non smetteva di guardarsi intorno come se sentisse una voce nel gorgoglio lontano di quei rumori...”

Iris? Ma che stai a fa? Sembri pazza! Ma che senti le voci? Forse è colpa della tua iperattività cerebrale. Forse soffri di ipertiroidismo...”
Gustave?”
Gustave? Ma mo' chi è Gustave? Frédéric, corri in cucina a prendere l'estathè...”

E' stato così che, in un pomeriggio qualunque, mi sono fatta convincere a bere un cocktail fatto con l'estathè e a seguire una “Educazione sentimentale” molto meno poetica di quella scritta da Flaubert.
Ecco che cosa ho imparato.
Gli uomini non hanno la minima idea di come comportarsi con le donne.
Essi pensano che se il tuo sguardo li fissa mentre stai pensando che hai dimenticato di stendere la lavatrice, li stai guardando con gli occhi dell'amore.
Il loro atteggiamento è precario come un posto di lavoro: ti fanno fare uno stage non retribuito e poi dicono agli amici: “Ma li morthè! Me s'era appiccicata come una cozza...”.

Dopo tre vodka ed estathè, ho imparato che mescolare le cose, le persone o gli ambienti non è sempre sbagliato, soprattutto quando ho iniziato a vedere Gustave, seduto accanto a Frédéric, e a parlare con lui di presunta immoralità e bovarismo.
Poi, il roscio ha iniziato a cantare ed io gli ho spezzato anche l'altra ala.
Ho dovuto farlo.



lunedì 16 aprile 2012

“Mannaggia la San Pellegrino” è una bestemmia?

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Sto finendo il carburante, è ufficiale. Il mio serbatoio urla vendetta lampeggiando imperioso con una lucetta rossa sul cruscotto. So bene che devo mettermi in fila con gli altri, educatamente pronta a sborsare un sacco di soldi solo per poter continuare a muovermi per il mondo. Dannatissimi aumenti dei prezzi.
Quando sono arrivata a Roma, un quantitativo di anni fa che non ho alcuna voglia di contare, la benzina costava molto meno, cercavi casa strappando i numeri di telefono dai lampioni e gli autobus notturni non avevano la N davanti al numero.
Forse, eravamo tutti più svegli.
Forse, si stava meglio quando si stava peggio.
Forse, la dietrologia è una scienza esatta.
Il presente, però, è così prepotente che se togli una s e ci metti un pot è già di per se stesso contenuto nella sua stessa pre(s/pot)enza.
Quindi, sono in coda, molto più educatamente delle ottuagenarie che mi guardano con gli occhi da cagnolino bastonato e che faccio passare avanti nella fila, anche se hanno molto più tempo libero di me ed una pensione alla quale io non potrò mai aspirare. Ecco, è arrivato il mio turno di fare il pieno.

L'estathè era finito e lei avrebbe voluto ammazzarsi...”
Cazzo, sì. Voglio ammazzarmi!”
Era rimasta attonita di fronte agli scaffali delle bevande migliori, nel reparto più sexy del supermercato. Come avrebbe fatto a far partire la sua macchina, senza benzina?”
Si, come farò?”
A quel punto, dalla rabbia, lei divampò.”
Mi hanno detto che nessuno divampa, che non lo si deve mai scrivere, a meno che non si sta raccontando di quel programma terribile che fanno su Real Time e che si chiama 'Malattie imbarazzanti'. Lì, sì che la gente divampa...”
Era così concentrata sull'assenza di una pur minima traccia di estathè da poter leccare via da un ripiano che nemmeno si accorse che il thè della San Pellegrino era in offerta...”
A parte che io non leccherei mai il thè da un ripiano (a meno che non sia il ripiano di casa mia sul quale il mio coinquilino più rincoglionito ha fatto cadere l'estathè mentre se ne versava un bicchiere sotto i miei occhi attenti -pare che io metta un po' d'ansia-). E poi, soprattutto: la voce fuoricampo del Belté non si può sentire! Ma che é? Pubblicità occulta?”
Lei era un po' nervosa...”
E basta con questa terza persona! T'ho sgamato, ormai...”
... ed era veramente capace di trasmettere una certa ansia.”
Senti, non lo voglio il Belté. Mannaggia a te e alla San Pellegrino...”

Quando sono arrivata a Roma, l'estathè costava almeno venti centesimi meno di adesso, il biglietto dell'autobus almeno un quindici per cento in meno e c'erano ancora due zeri consecutivi nel progressivo dell'annualità sul calendario.
Il tempo è passato inesorabile sulle nostre teste e piuttosto bastardo nelle nostre tasche, ma mi ha lasciato in dono un grandissimo punto fermo.
Da che ne ho memoria, l'estathè non è mai stato in offerta. Mai.
E' come la cocaina, non ne ha bisogno.



martedì 10 aprile 2012

PrisencoliNESTEAnalciusol

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Esistono cose che sono indimenticabili: il primo bacio dato dietro ai wc chimici del campeggio, la prima efferata pagina di un libro che ti taglia il polpastrello, quell'unica meravigliosa volta in cui hai picchiato una chiave inglese sulla testa di tua sorella e le parole della prima canzone che sei riuscito ad imparare a memoria.
Tua sorella, ancora stordita dal colpo in testa, ti ha obbligato a cantarla mentre ti faceva saltare la corda messa in moto da lei e dal vostro vicino di casa, in un gioco così tremendo che nemmeno nelle caserme peggiori.
E quasi quasi, ti è venuta in mente anche dietro a quel terribile wc chimico, mentre un appiccicoso scambio di saliva iniziava a farti fare una serie di domande filosofiche su chi siamo, da dove veniamo e perché passiamo il tempo ad essere così igienicamente e romanticamente precari. (Più tardi, avresti dato la colpa a Nora Ephron -vedi post precedente-, ma questa è un'altra storia).

Cerco l'estate tutto l'anno e all'improvviso eccola qua...”
Eh no, eh. Celentano come voce fuoricampo non lo accetto...”
Il tuo bacio è come un rock...”
Zitto!”
Ehi, ragazzina, ma come ti permetti? Sii grata del fatto che l'autore della canzone che cantavi da piccola ti degni della sua presenza...”
Non è tua la prima canzone che ho imparato da piccola.”
Impossibile. A mezzanotte sai che io ti penserò...”
Smettila! Potrai anche piombare a Sanremo a pontificare quando ti pare e piace, ma accomodati fuori dalla pagina che sto scrivendo!”
Veramente, ho portato dell'estathè...”
Potevi dirlo subito! Resta pure, ma sappi che era 'Samarcanda' la prima canzone che ho imparato a memoria...”
Un'allegra canzone sull'ineluttabilità della morte. Come ho potuto non pensarci? Ridere, ridere, ridere ancora...
Non ti offendere, dai. Tra l'altro, ho capito di cosa parlasse molto tempo dopo...”
Beh, anche nelle mie canzoni ci sono delle cose incomprensibili. Prisencolinensinanciusol...
Celentano, questo è Nestea, non estathè”
E non è la stessa cosa?”

No, non è la stessa cosa. E' come dire che la pizza è sempre pizza, ovunque la mangi. Oppure che vedere una cover band è come vedere la band originale.
Esistono cose che sono indimenticabili, irripetibili e inenarrabili, alcune sensazioni che sono numeri primi, cazzo. E no, la solitudine non c'entra.
Ormai non si può più dire 'numeri primi' che tutti pensano alla solitudine. Chissà come fanno i professori di matematica, chissà se desiderano dare una chiave inglese sulla testa di Paolo Giordano per il fatto che distoglie l'attenzione o se vogliono solo baciarlo dietro ad un wc chimico per il fatto che l'attenzione la crea.
Chissà.
Ho sempre pensato che il chissà fosse meno di un perché, ma più di un forse.
Ho sempre pensato che fosse incomprensibile come il Nestea, anche se è fatto della stessa materia di nostro signore delle estathènebre.
Ecco, questa chiusura non piace a Celentano che, nel tentativo di avere una sua ultima citazione, ha telefonato a Paolo Giordano per chiedergli se anche lui è nato per caso in via Gluck.

martedì 3 aprile 2012

Apocalipton

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”
 

Non ho mai fatto il bungee jumping, il bunga bunga o un viaggio a Tonga. Non bevo caffè da sette anni e non ho mai fumato una sigaretta. L'ultimo uomo decente che ho incontrato era il mio fidanzatino dell'asilo che, al compleanno, mi suonava “Tanti auguri” con l'armonica a bocca.
Se hanno ragione i Maya, con questa caduta di stile della fine del mondo in una data non palindroma, una catastrofe di qualche tipo metterà un punto conclusivo alla nostra epoca, senza che io abbia potuto esibirmi in un armonioso Otuhaka mentre, con i piedi attaccati al palo della lap dance di una villa di Arcore, mi butto giù da un adrenalinico ponte.
Caffè e sigarette potrei anche recuperarli, in barba al mio esofago e alle mie convinzioni.
Per l'uomo, non c'è da preoccuparsi. Anche se non finisse il mondo, non c'è alcuna speranza di ritrovarsi in un film di Nora Ephron.
Lei era una donna impossibile, che non sopportava il fatto che 88+22 non desse 100...
Oddio chi è?”
Come chi è? Sono la tua voce fuoricampo... No, no, non ti preoccupare. Abbiamo deciso di lasciarti anche le tette.”
Chi ha deciso?”
Noi, i Maya! Abbiamo valutato questa richiesta come se fosse un ultimo desiderio prima della fine...”
Ma come? Nooooo...”
Perché? A saperlo avresti voluto qualche altra cosa? Un uomo da commedia romantica? I coniugi Fitzgerald che ti caricano in macchina? Una casa con dei buoni infissi?”
Avrei voluto una fontana di estathè!”
Eh eh eh. Mia cara, abbiamo pensato anche a quello. Il 21 dicembre 2012 i vulcani erutteranno estathè, delle pioggie acide di teina chimica si abbatteranno sulle nostre teste e la terra tremerà sotto il motore di una coloratissima apecar carica di brick giganti con ruote da bicicletta e la maglia rosa del Giro d'Italia...”
Grazie. Della serie: 'Verrà la morte e avrà i tuoi occhi'...”
Lei era una persona riconoscente, gradevole a tratti, con ciabatte molto brutte e la tendenza a citare Pavese un po' a cazzo di cane. Avrebbe avuto una fine sponsorizzata, coperta da copyright, in un mondo bislacco che non lasciava niente al caso.
Non mi piace come usi la parola 'bislacco'”
Forse, però, la sua fine sarebbe arrivata un po' prima del previsto...
Se fossimo in un mondo giusto, il mio fidanzatino dell'asilo dovrebbe suonarmi “The end” dei Doors con la sua armonica a bocca, tutti i bonsai che ho ammazzato dovrebbero assolvermi dai miei peccati e Nora Ephron dovrebbe venire a chiedermi scusa.
Ma, siccome viviamo in un mondo bislacco, la fortuna non ci assisterà e continueremo a soffrire. Per molto altro tempo ancora.