Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 3 luglio 2012

Onironauticamenthè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


E' arrivato un caldo che fa sudare pure i gomiti, pure gli occhi, pure le parole; quindi ce ne stiamo tutti zitti zitti, alla ricerca disperata di un riparo occasionale negli spruzzi d'ombra di ogni tipo: alberi, balconi, giganti dalle pettinature afro, perfino pali della luce.
Una situazione surreale.
Ho visto un bambino farsi ombra sugli occhi con il gelato, per guardare la vetrina di un negozio di giocattoli, mentre sua madre leccava il cono per non farlo sporcare ed era prospetticamente sistemata dietro lo spazio di competenza di un orso gigante, posizionato all'ingresso del negozio di giocattoli, che gettava una tenue oscurità sui piedi della signora, per evitare che sudassero. Almeno quelli.
Siccome ero lì, ho fatto un po' di ombra all'orso (mutua assistenza urbana), mentre guardavo quella matrioska di famiglia accaldata (e accalcata).
Quando lui mi ha ringraziata, ho capito che c'era qualcosa che non andava e che quasi sicuramente stavo sognando.
Ho appena imparato cosa sia l'onironautica, grazie ad un libro prestato da un'amica che non è una teiera (e che purtroppo beve caffè freddo -e vabbè, che dobbiamo fare...-), quindi mi sono messa subito all'opera ed ho seguito le regole per capire se fossi all'interno di un sogno lucido.
Mi sono specchiata nella vetrina: ero deformata.
Ho chiesto l'orario ad un passante per due volte di seguito e alla prima ha detto: “Sono le due”, mentre alla seconda ha detto: “Vaffanculo” (per il sogno lucido, devi avere due risposte diverse: ci siamo).
Ho letto la temperatura su un display. Trentacinque fottutissimi gradi e subito dopo trentasette fottutissimi gradi.
E' fatta: sto sognando.
Posso fare ciò che voglio.
Christopher Nolan: a noi!

Ma che vuoi?”
Sei Christopher Nolan?”
No, so' tu nonno in carriola...”

Non ci siamo. Devo essere io alla guida di questo sogno: adesso abbasso la temperatura, congelo il gelato del bambino, mi alzo in volo e vado a fare due chiacchiere con quelle dannate taccole assassine che fanno incetta di piccioni ululando alle quattro di notte, metto l'aria condizionata su tutti i cazzo di autobus di Roma, do una messa a posto alla metro B1, elimino in maniera definitiva l'utilizzo di pantaloncini imbarazzanti e distribuisco brick di estathè in tutti i bar di Roma.

Ah bella! Attraversi o no?”
Sei Christopher Nolan?”
Chi sso' io? Che hai detto? Guarda che io te gonfio...”
No, non hai capito! Io mi chiedevo solo se fossi il regista di...”
Il regista de che? Ma allora tu me vòi proprio fa perde' la pazienza regazzì?”

Quando sono passata di nuovo vicino all'orso e ho visto il gelato del ragazzino squagliato sui piedi della madre, l'orso mi ha detto: “Grazie” e allora ho capito che forse mi ero sbagliata. Quindi gli ho chiesto che ore fossero e l'orso mi ha guardato perplesso prima di dire: “Grazie”. Non ero in un sogno lucido: non avrei avuto falsi risvegli, allucinazioni uditive o turbanti stati ipnopompici.
I gradi aumentano davvero a vista d'occhio; l'aria condizionata è uno stato di grazia che non ci è concesso e le taccole, se non stai attento, iniziano a girarti sopra la testa, facendo strani versi.
Nonostante la tentazione di domandare all'automobilista nervoso se avesse almeno visto 'Inception' , ho optato per entrare in un bar e chiedere un brick d'estathè.
L'Estathè non ce l'abbiamo. Abbiamo il thè fatto da noi”, mi hanno detto, scuotendo una bottiglia di acqua Levissima piena di un liquido torbido.
Altro che onironautica, questo è un incubo ad occhi aperti.

Non ti puoi mettere contro di me, mia cara, io ho diretto 'Memento', 'Il cavaliere Oscuro' e...”
Beh, allora tu sei Cristopher Nolan?”
Di certo non sono tuo nonno in carriola”
Tu hai salvato Batman. Tu hai salvato un supereroe. Tu sei un mito.”
Tu hai un'amica tejera e delle paralisi ipnagogiche. E non fai nemmeno uso di droghe.”
Non credo che mi daranno un oscar per questo.”
No, nemmeno io. Non con questo caldo, perlomeno.”
Ho abbracciato l'orso, fino a quando non mi hanno cacciato via.
Poi sono tornata a casa ed ho cercato di dormire.
Quando dormo, posso aprire un'anta dell'armadio e ritrovarmi ad Istanbul oppure sganciare la pistola di un distributore di benzina e riempirmi di estathè oppure girare per strada a mezzogiorno senza colare come se fossi appena uscita da una doccia.
Quando dormo, è tutto più semplice.
Il mondo reale è monotono e privo di inventiva.
E poi fa sudare troppo.