Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
E' inutile che. A
lungo va. Se è, poi, torna: mi
direbbe mia nonna, con la sua vecchia e lapalissiana saggezza
popolare.
Ibis
redibis non morieris in bello:
è incredibile, ma pur
non conoscendo il latino, le sibille e la punteggiatura, lei riesce
sempre ad essere così evasiva e puntuale da assicurarsi un Io
te l'avevo detto.
La sua voce mi rimbalza
molte volte nella testa, avendo preferito andare in campagna con lei
piuttosto che all'asilo, e le mille ansie che mi ha indotto sono la
causa primaria di tutte le mie somatizzazioni.
Quindi l'altro giorno,
quando Oris ha cucinato e il tortellino mi ha parlato, io ho sentito
la voce di mia nonna.
Oris, lo sapete, è mia
sorella e io la amo profondamente, è bellissima, intelligente,
divertente, tascabile, ancora single (se interessati, contattatemi in
privato), ma è indolente, quindi solitamente lei non cucina e noi ce
ne siamo fatti una ragione.
Ieri, però, è
arrivata in camera mia e ha detto E' pronto!
O almeno io pensavo che
fosse in camera, in realtà era tre stanze più in là, ma ha preso
le corde vocali dalla nonna, che quando mi telefona e dice Peppì,
sguilla?, in realtà lei non è alla cornetta, lì c'è mio
nonno, ma urla talmente tanto che tu pensi che abbia sistemato
nottetempo un altoparlante a casa tua.
Comunque, Oris ha
preparato i tortellini al sugo e quando ci siamo seduti a tavola ha
cominciato a guardare me e Pezzetta per farsi dire Brava, ma
io non potevo visto che uno dei miei tortellini era ripieno d'ansia.
“Non mangiare”
“Cosa?”
“Siamo crudi, non ci
mangiare”
“Vabbè, al dente, va
bene, no?”
“No, non hai capito,
il ripieno è un sasso e i pomodori mi hanno detto che quasi non gliel'ha fatta vedere la padella”
“Ma se non mangio, se
la prende...”
“Fai come ti pare. E'
inutile che. A lungo va. Se è, poi, torna”
Ho mangiato due o tre
tortellini e poi l'incubo è tornato. Non è propriamente colpa di
Oris, ma il fatto che tutto sia esploso al cospetto del suo piatto,
mi ha permesso di lamentarmi un sacco e di prendermela con lei perché
io, adesso, con qualcuno devo pur prendermela.
Per le prossime tre
settimane (come minimo) non potrò bere Estathè, o meglio lo dovrò
ridurre (perché è impossibile che io lo elimini da un giorno
all'altro).
Ho mentito a me stessa,
a Oris e a Pezzetta fino a che quel piatto di tortellini non mi ha
smascherata: al cambio di stagione, se sono molto nervosa e l'ansia
mi fa stare aggrovigliata su me stessa e sul mio diaframma, mi viene
un attacco acuto di esofagite.
Quando succede, devo
aprire la mia cartellina delle emergenze e appendere in cucina il
foglio che mi ha preparato il medico (non quello roscio
fricchettone, purtroppo: lui mi avrebbe fatto molte più concessioni)
e da quel momento: Gaviscon come se piovesse.
Potrei elencare tutto
ciò che devo evitare, ma mi fa troppa tristezza, soprattutto quando
arrivo alla riga sette: thè, caffè, liquori, bibite, succhi in
genere.
Praticamente, se
volessi, siccome è magro, potrei bollire Pezzetta e mangiarmelo, ma
niente salse, fritti, agli, cipolle, agrumi.
Che tristezza.
Oggi, ho bevuto solo
due bicchieri di Estathè e mi sono comprata il latte di soia (non
l'ho mai assaggiato, mi farà sicuramente schifo): il mondo non
potrebbe sembrarmi peggiore.
Quindi, ho chiamato mia nonna e lei ha urlato Peppì, tossisce ancora? e quando lui le ha detto di sì, ha preso il telefono e da dentro la testa mi ha detto: Quella è l'esofagite, sei come nonna. E' inutile che. A lungo va. Se è, poi, torna.
Ibis redibis non morieris in bello.