Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Il
post di oggi lo dedico a tutti quelli che vorrebbero cancellare
quest'anno che sta per finire, a quelli che quando Facebook lampeggia
l'imperativo «Guarda il tuo 2013 in breve!» vorrebbero prendere a
badilate il computer, immergere lo smartphone in un silos di salamoia
o dare fuoco ai pedalini multicolor fatti a mano dalla nonna perché,
per quello, ogni motivo è buono.
(«Mi
era avanzata un po' di lana e ho detto: 'Peppì, che dici, non gli
serviranno due paia di calzini alle bambine?'». No, nonna, a me e a
Oris non servivano quattro piedi destri, pure l'anno scorso ci hai
fatto quattro piedi destri, al più ci servivano i sinistri, ma poi
comunque no, non li usiamo sti cazzo di pedalini multicolor: è una
questione di dignità estetica)
Guardiamoci
in faccia e diciamoci la verità: questo è stato l'anno più lungo
della storia, è stato difficile a tutti i livelli, estenuante negli
ambiti più disparati delle nostre vite.
Non
mi hanno rinnovato il contratto. Abbiamo un governo di larghe intese.
Ci siamo lasciati, mi devo trovare un'altra casa. Sono ingrassata,
non mi entra più niente. Vado via dall'Italia, mi trasferisco in
(aggiungere un luogo a caso, io ho un amico che ci si è trasferito).
Non riesco più a montare le uova. Lo stress mi ha fatto perdere
tutti i capelli. Ho delle orecchie enormi che nemmeno Berlusconi.
Strano che non fanno un reality sui disoccupati, non ci vuole nemmeno
troppa fantasia, lo devono solo chiamare MASTER.
Oltretutto
non abbiamo nemmeno i Maya, quest'anno, l'apocalisse, il 21/12/2012,
che uno, pure se non ci credeva, gli dava comunque una possibilità
alla fine del mondo così come l'abbiamo conosciuto.
Ho
visto gente alla ricerca disperata di altre date palindrome, di
combinazioni progressive, di «Sono sicura, Iris, questo mese ha
avuto sei lunedì, mo qualcosa dovrà pur succedere», perché questo
mondo, così come l'abbiamo conosciuto, fa rate, come dice
sempre la mia amica Pallax.
(Che rate, in romano, vuol dire che schifo, che presa a male, è un senso di disgusto che ha una profonda matrice economica, equitalica quasi, quindi non esiste termine migliore per dire quello che volevo dire)
(Che rate, in romano, vuol dire che schifo, che presa a male, è un senso di disgusto che ha una profonda matrice economica, equitalica quasi, quindi non esiste termine migliore per dire quello che volevo dire)
«Urge
che io faccia delle precisazioni», mi dice lui mentre scrivo, tirandosi su gli
occhiali, e io non ho bisogno nemmeno di concentrarmi per riconoscerlo
perché lui è il mio compagno di banco del liceo, quello che ha
sempre precisato tutto, ha sempre avuto informazioni più dettagliate
delle mie e quando ho detto che avrei fatto Ingegneria Meccanica
all'università mi ha chiesto di dare la definizione di cavallo
applicata ai motori e non la sapevo e allora mi sono messa a
disegnare macchine per dimostrargli che la mia scelta aveva un senso
e lui tirandosi su gli occhiali mi ha detto: «Scrivi 313 sulla
targa perché questa al massimo è l'automobile di Topolino, visto
che ignora qualsiasi criterio di aerodinamica, ergonomia e vari
precetti base dell'automotive design»
«Le
mie precisazioni sono le seguenti: il 2013 non è stato un anno più
lungo degli altri (ti faccio notare che non era nemmeno bisestile);
la data 21/12/2012 non è una data palindroma; nessuno può avere
orecchie delle dimensioni di quelle di Berlusconi; i calzini di tua
nonna sono troppo morbidi per essere veramente di destra e
soprattutto la salamoia non è una soluzione acida in cui dissolvere
le cose»
«Ah
ah! Beccato! Questo non è vero! Non te lo ricordi Chi ha
incastrato Roger Rabbit?»
«Al
massimo nella salamoia ci puoi cancellare le macchine che disegnavi
quando facevi finta di voler fare l'ingegnere. Hai mai visto un'oliva
o un carciofino dileguarsi in un barattolo di salamoia?»
«Hai
sempre ragione tu: che rate!»
Non
mi voglio solo lamentare perché lo so che potrebbe andare peggio:
per esempio, potrei davvero disegnare io le auto su cui viaggiamo
oppure i miei genitori potrebbero avere Facebook, commentarmi le
foto, obbligarmi a guardare il loro 2013 in breve; potrebbero
interrompere la produzione di Estathè o vietarne la fruizione (il
proibizionismo è sempre dietro l'angolo) oppure potrei cedere a
indossare i calzettoni di lana fatti da mia nonna. Potrebbero
succedere cose peggiori, è vero: ma questo non cambia il fatto che
il 2013 è stato un anno di merda, per tutti quelli che conosco.
Però,
siccome il pessimismo cosmico dentro di me ha attecchito un po' male,
non riesco a non essere positiva, nonostante tutto.
E
allora questo post, più di tutti, lo dedico a un amico, un bevitore
di Estathè che è un cantante e un musicista, uno che tutte le volte
che lo vedo cerca di convincermi delle qualità afrodisiache
dell'Estathè, di come una volta mentre accompagnava Oris a casa
stava per chiederle «Mi fai salire?» perché al solo pensiero che a
casa nostra avrebbe trovato dell'Estathè, già si sentiva più
frizzante.
Lo
dedico a lui perché ieri ha avuto una bella notizia, anche se è
ancora il 2013; una di quelle cose che, quando te le dicono, quando
sai tutto quello che c'è dietro, sei felice da impazzire, quasi da
scrivere un messaggio a Zuckerberg per dirgli: «Dai, ti accontento!
Fammi riguardare in breve queste ultime due mezz'ore!».
«Non
capisco perché tu dica queste ultime due mezze ore invece di
dire questa ultima ora»
«Perché
due fa più volume di uno»
«E'
una stupidaggine priva di senso»
«Lo
so, ma forse non mi importa. Se non mi importa, vuol dire che almeno
questa volta ho ragione io?»
«A questo punto, vale tutto»
«E
allora diciamolo: oggi è 14/12/2013.
14+12+20+13=59
5+9=14»
«E
quindi?»
«E
quindi tra poco è il 2014 e tutto andrà meglio»
«Lo
sai che il 2014 per i cinesi sarà sotto il segno del cavallo?»
Ok,
manteniamo la calma: non posso promettervi niente.