Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

mercoledì 16 dicembre 2015

Thèmperaturo

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Ieri notte ho sognato che ero al banco con Raffaele La Capria e ci assegnavano un tema sulle «cose da fare» e lui scriveva tantissimo, mentre io non ce la facevo a scrivere niente. Mi venivano pure dei pensieri in mente, ma avevo una matita tutta spuntata e, mentre cercavo di farla funzionare, ruotandola su se stessa in modo da beccare almeno uno scalinetto di grafite, mi scordavo quello che volevo scrivere. A differenza mia, La Capria era calmissimo e procedeva sul foglio protocollo con la penna blu e una scrittura perfetta.
Mi sono svegliata affaticata, con l'ansia di dover consegnare un compito in classe, quindi sono andata alla scrivania e ho aggiunto Svolgere tema alla lista delle cose da fare; poi ci ho riflettuto un attimo e ho scritto anche: Prima, però, temperare la matita.
La lista delle cose da fare è uno dei cardini della mia esistenza, un'arte che ho affinato nel tempo e che risulta essere una specie di linea temporale, che segna il punto in cui sono, lo zero mattutino che mi è necessario per discerne il passato dal futuro: quando depenno, non cancello, tiro solo una riga che mi permette di continuare a visualizzare quello che ho concluso, nella speranza di rendere sensata questa diffusa e quotidiana insensatezza.
Qualche giorno fa, Oris ha impunemente scritto sul mio elenco: Non bere Estathè, ma io me ne sono accorta e l'ho cancellato subito. Stamattina, poi, ci ho ripassato la penna sopra, un po' per sicurezza, un po' per stemperare la mia voglia di picchiare Oris.

«Stemperare, temperare, temperino, tempra, temperatura, tempera...»
«Vincent, stai di nuovo giocando a Il bersaglio sulla Settimana Enigmistica?»
«No, stavo pensando a che sapore ha la tempera. Strano che non lo ricordo, visto che ne ho ingoiata parecchia, ma non mi ricordo nemmeno se è stato prima di tagliarmi l'orecchio... Sicuramente è successo dopo essere stato rinchiuso a Saint-Rémy-de-Provence.»
«Non è che è stato mentre dipingevi i miei adorati Iris
«Non ricordo, ma dovresti fare una ricerca su questa storia. Lo puoi aggiungere alla lista?»
«Che scrivo? Scoprire il sapore della tempera?».

Condivido il mio amore per le lunghissime To do list con Draco Malfoy, il mio amico della casa Serpeverde, quello che ha tre occupazioni principali nella vita: insultarmi, lamentarsi e perdere le cose (perde continuamente la macchina, le strade, le giacche – ah, Draco, quella marrone l'hai lasciata a casa mia – e poi, principalmente perde il senno). Inizio a sospettare che, siccome perde sempre anche le sue lunghissime liste delle cose da fare, Draco continui a occuparsi di insultarmi e soffrire perché l'aveva scritto in qualche lista andata persa e, non avendo fatto in tempo a depennarlo, è costretto a continuare così per sempre. 
A differenza delle liste ad interim che Draco mi mostra su Skype prima di lamentarsi, le mie sono liste mensili, molto organizzate, suddivise in mansioni settimanali (nel caso di impegni a scadenza breve), che vengono messe al sicuro (da quasi tutto, ma non da Oris purtroppo), in modo da non rimanere bloccata in nessuna ossessione reiterativa.

Pulire finestre. Fatto.
Lavatrice: due. Fatta una.
Comprare telefono nuovo: questo non l'ho scritto io. E comunque: non fatto.
Rischiare la vita in inseguimento notturno di uno che si frequenta con un'amica e che l'amica - con te in macchina - ha incontrato per caso a un semaforo. Fatto.
Sopravvivere. Grazie al cielo, fatto.
Leggere libro su come procedere in scelte razionali su base probabilistica. Bloccata al teorema di Bayes.
Comprare Esthathè. Fatto, ma rifare.
Farsi sgridare da un tassista per aver poggiato sul sedile una scatola che lui ha scambiato per il cartone di una pizza. Fatto.
Mandarlo a fanculo. Non fatto.
Rispondere garbatamente che si tratta di una macchina da scrivere e che non c'è pomodoro sopra perché sei allergica. Fatto.
Scrivere quella mail che non vuoi scrivere. Fatto.
Dire una bugia. Appena fatto.

«Comprare temperaturo? Iris, qui c'è scritto temperaturo. È un errore? Oppure è una variazione di tempera che non conosco?»
«No, Vincent. Quello è per nonna Berta, ma possiamo cancellare perché ha risolto da sola»
«Non capisco»
«So che temperare di solito vuol dire: mescere, ingentilire, raffreddare, mitigare, addolcire, regolare, appuntare e quant'altro tu sai già. Ma, nel mio dialetto, temperare vuol dire innaffiare e, per nonna Berta, temperaturo vuol dire innaffiatoio»
«Temperamento, temperanza, temperatore, temperaturo: mi piace»
«Lo so, piace anche a me»
«Sai come si dice temperaturo, in francese?»
«Ma tu non eri olandese, Van Gogh?»
«Sì, ma sono morto in Francia e poi in olandese temperaturo si dice gieter, mentre in francese si dice arrosoir. Vuoi mettere? Sembra arrossire. Dai! Aggiungi Arrossire alla tua lista...»

Partendo dal presupposto che non si dovrebbero mai accettare i consigli di un pittore olandese che si è tagliato il lobo dell'orecchio sinistro e poi lo ha incartato per portarlo in ricordo a una prostituta sedicenne (anche se ha dipinto il quadro che più amo al mondo), a volte succede che dopo un brutto sogno, di una brutta notte, di una brutta settimana, si ceda a scrivere propositi stupidi, moniti che non c'è alcun modo di controllare, decidere o prevedere. Roba tipo:
Incontrare La Capria e chiedere di poter leggere il suo tema.
Smettere di tossire.
Farsi pagare fatture in sospeso.
Ritrovare la macchina di Draco Malfoy.
Per scoprire il sapore della tempera, assaggiare un colore – non c'è altro modo.
Innamorarsi.
Far ereditare ad Oris una pelliccia maculata che lei comincerà a indossare in casa.
(Ah, no. Quest'ultima no. Questa è successa, la devo depennare)

C'è confusione, c'è davvero molta confusione: infatti, sono dieci minuti che innaffio la matita, eppure non c'è modo di fargli punta. Quanto altro la devo temperare per poterlo cancellare dalla mia lista?



P.S. Questa è una foto di Draco con la felpa di casa Serpeverde, mentre mi mostra fiero la sua lunghissima To do list.