Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Il
fatto che nessuno mi abbia convocato per assegnarmi una poltrona, in
questo nuovo governo, l'ho trovato quantomeno scortese.
Mi
chiedo a cosa sia servito guardare tutte quelle serie tv, quei film,
ascoltare tutta quella melassa musicale, costruire un altare per il
culto di Nora Ephron, consumare ettolitri di Estathè su divani vari
a sentire le tristi storie di amiche e amici che non ce la fanno ad
avere un rapporto normale, un legame semplice, una storia vera.
«Iris,
mi ha chiesto di andare a vivere con lui! Mi ha detto: perché devi
buttare i soldi nell'affitto quando puoi venire a casa mia e
contribuire al mio mutuo?»
A
cosa è servito accumulare tutte quelle informazioni, stilare
profili, invitare il dirimpettaio a prendersi un bicchiere di Estathè
pur di non sentir partire la quarantaduesima riproduzione consecutiva
di Luci a San Siro? Non è che non mi piaccia Vecchioni, eh,
anzi: ma quella versione con il sottofondo di pianto a singhiozzo e i
lievi singulti che ripetevano il nome della ragazza che lo aveva
lasciato, l'ho trovata un filino estenuante.
«Iris
tu sei una donna, puoi aiutarmi a capire: lei mi dice che non vuole
vedermi, ma poi se rispetto la sua decisione mi dice che non ci tengo
abbastanza perché non insisto e se mi presento a casa sua mi
dice che faccio sempre quello che mi pare perché non la ascolto.
Cosa mi vuole dire, di preciso?»
Poi
ho quella referenza di quando ho messo un annuncio per offrire
ripetizioni di matematica e mi ha chiamato Marco, uno scaffalista di
un supermercato del Pigneto, che mi ha offerto trecento euro per
presentarmi a un appuntamento con lui vestita in un certo modo.
«Marco», gli ho detto «non si mette coppa di maiale al bancone del
pesce. In quale parte del mio annuncio hai letto che per trecento
euro avrei indossato una minigonna di pizzo?». Dopo tre minuti di
chiacchiere, ho capito che Marco era un ragazzo con evidenti problemi
di socializzazione e le nostre telefonate sono andate avanti, ho
cercato di aiutarlo: abbiamo parlato del suo rapporto con la madre,
del grafico di entrate e uscite delle bottiglie di Estathè nel
corridoio Bevande, del fatto che le studentesse che cercano di far
quadrare il bilancio con le ripetizioni no che non sono pronte a
tutto e della possibilità di farsi aiutare da un terapeuta...
Chissà che fine ha fatto Marco, il nostro rapporto si è bruscamente interrotto quando lo ha scoperto il mio fidanzato di allora che mi ha detto che Marco era un maniaco sessuale e uno psicopatico, che parlava con me nella speranza di convincermi a indossare quella gonna di pizzo e che, se non la smettevo di psicoanalizzarlo, avrebbe telefonato a mia madre, che, a quel punto, aveva tutte le ragioni di chiamarmi Il Muro del Pianto.
Chissà che fine ha fatto Marco, il nostro rapporto si è bruscamente interrotto quando lo ha scoperto il mio fidanzato di allora che mi ha detto che Marco era un maniaco sessuale e uno psicopatico, che parlava con me nella speranza di convincermi a indossare quella gonna di pizzo e che, se non la smettevo di psicoanalizzarlo, avrebbe telefonato a mia madre, che, a quel punto, aveva tutte le ragioni di chiamarmi Il Muro del Pianto.
Esterno
notte/belvedere/primo bacio: «Iris, senti, tu mi piaci, ma prima di
iniziare questa relazione mi devi dire per chi voti. Se sei di destra,
non possiamo andare avanti...»
Interno
giorno/automobile/ultimo bacio: «Iris, senti, devo lasciarti. Tu non
sorridi abbastanza...»
Se
questo governo mi avesse offerto il Ministero per la semplificazione
dei rapporti umani avrei potuto dimostrare a mia madre e a me stessa
che quel pellegrinaggio di lamenti, quelle esperienze assurde con gli
uomini, tutte quelle amiche e quegli amici che mi tenevano al
telefono a ora di cena, non erano stati uno spreco di tempo.
Anche
se tutti avevamo perpetrato i nostri errori, c'era un senso più
grande, una soluzione finale per ogni cosa. Perfino per quel terribile
ferragosto al mare, durante il quale Core non faceva altro che
piangere e allora mia madre le diceva: «Non si piange per gli
uomini, non ne vale la pena. Vero Iris? Mica tu piangi per gli
uomini?» e l'altra nostra amica rispondeva: «No, no, Iris piange
per gli uomini. Sono io che non piango perché quando soffro mi
drogo» e io non sapevo se il dissenso di mia madre era per me che
piangevo per gli uomini o per la mia amica che si drogava e le
dicevo: «Hai capito male, mamma. Lascia stare...» e Core continuava
a piangere e il bar non vendeva Estathè.
«Iris,
ho paura che ti innamori di me. Lo so che tu dici che non succederà,
ma...»
«Senti,
caro, molto francamente: dormi tranquillo. Io non potrei mai
innamorarmi di te perché non metti gli spazi dopo le virgole»
«E
questa ti sembra una bella cosa da dire? Non puoi nemmeno immaginare
quanto mi hai ferito, mentre io cercavo di difenderti»
Forse,
se ci fosse davvero un ministero andrebbe a ramengo come tutti gli
altri perché nessuno potrebbe legiferare, semplificare o difendere i
garbugli impossibili e ridicoli che siamo capaci di creare quando ci
rapportiamo agli altri.
Quel
giorno che ho invitato il mio dirimpettaio a prendere un Estathè,
gli ho chiesto per quale motivo Luci a San Siro tra tanti
pezzi davvero sdolcinati e mi immaginavo mi dicesse che lei era di
Milano o che si erano conosciuti a un concerto di Vecchioni e invece
lui mi ha risposto: «Perché rivoglio indietro la mia seicento».
L'amore
è un sentimento sorprendente.