Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 29 settembre 2015

Thèsta o croce?

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

«La capacità di scelta è una dote? Oppure morire di fame come l'asino di Buridano perché non si sa scegliere da quale mucchio di fieno mangiare è sintomo di ragionevolezza e controllo? Come ci poniamo verso le scelte sbagliate, magari imbroccate per istinto e passione? Le attribuiamo tutte alla sfortuna? Oppure c'è un senso nella mancanza di senso? Oh, ma mi stai ascoltando? Guarda che lo vedo che mentre parliamo stai facendo un'altra cosa, lo schermo del computer ti illumina la faccia mentre vai su Google...»
«Iris, io soffro», mi ha risposto Draco Malfoy, guardando in alto a destra - dove aveva di certo spedito l'immagine skype rimpicciolita della mia faccia. Draco Malfoy è l'amico peggiore che ho: è bugiardo, conservatore, mi dice che sono pazza e che ho sempre torto e che il fatto che lui mi voglia bene, nonostante io sia una pazza che ha sempre torto, dimostra la sua grande generosità d'animo. Ho provato a cacciarlo dalla mia vita in ogni modo, ma non ci sono riuscita: credo che la regola sia che tutti quanti dobbiamo avere almeno un amico della casa Serpeverde.
«Sei di una noia mortale», gli ho risposto, ho riattaccato e sono andata a prendermi un bicchiere di Estathè in frigo. Io non sono come l'asino di Buridano: più bottiglie mi date tra le quale decidere e più Estathè berrò, visto che ho una grande capacità di scelta. Ciò che mi chiedo è: a parte sapere che questo mi salverà dal finire a correre insieme agli ignavi nell'Antinferno dantesco, a cos'altro mi servirà? Era proprio per affrontare questo tema che ho cercato di condurre Draco in un viaggio con me nell'oltretomba delle idee: per capire come muovermi meglio in mezzo a questa valle di lacrime, ma Draco – che già di solito non fa altro che soffrire – è stato lasciato dalla sua fidanzata, quindi, mentre ero ancora intenta nel versarmi il mio bicchiere di Estathè, mi ha richiamato.
«Ti prego, diventa la mia voce fuoricampo», mi ha detto: «Aiutami, prendi le mie decisioni. Fai qualcosa...»
«Scusa, ma non mi dici sempre che non faccio altro che sbagliare?»
«Giusto! Tu sei una pazza scriteriata: ma come mi è venuto in mente? Che vita infame. Dio, come soffro».

Qualche giorno dopo, Draco si è presentato alla mia porta, totalmente fuori di sé: aveva un progetto per recuperare la sua fidanzata e gli serviva il mio aiuto.
«Draco voleva giocare a dadi con l'universo, quindi si recò con contrizione a casa di Iris...»
«La mia voce fuoricampo non userebbe mai il verbo recarsi. Smettila di fare quello che stai facendo e ascoltami!»
Testa o croce? Bianco, rosso o Verdone? Cuori, fiori, denari o picche? Carta, sasso, forbice, lizard o Spock? Ho deciso di ascoltarlo, ma siccome stavo tagliando a listarelle delle grosse cipolle che Oris voleva cucinare in agrodolce, gli ho detto che avrei continuato a fare quello che stavo facendo: è finita che, mentre mi raccontava la sua storia, mi sono sciolta in un copioso pianto e lui ha pensato di essere dalla parte del giusto.
«Sei il solito bamboccio...» è stata l'unica cosa che ha commentato Oris, nemica di Draco ai livelli di Hermione Granger.
Quello che mi ha spinto ad aiutarlo è stato che - anche se ovviamente la sua fidanzata ha ragione - le parole chiave del suo piano erano sciroppo di mandorle e Galanthus nivalis (volgarmente detto bucaneve): quindi ho caricato una fiaschetta di Estathè ed è incominciato il nostro pellegrinaggio.

«Mentre camminava, Draco stava riflettendo sulla sua capacità di scelta e sulle parole sempre argute che la sua amica Iris gli riservava nelle loro conversazioni su skype...»
«La smetti con questa storia della voce fuoricampo? Era un momento di debolezza quando te l'ho chiesto. E poi non sono io quello che vuole sentire le voci, sei tu. Tu, una nota pazza scriteriata»
«Dici sempre le stesse cose, sei di una noia mortale: mi spieghi perché continuo ad essere tua amica?»
«Perché fai sempre le scelte sbagliate!», ha urlato.

Dopo tre supermercati, una torrefazione e un'erboristeria, abbiamo trovato lo sciroppo di mandorle, ma per il bucaneve non è stato così semplice. Draco ha pensato che l'unica maniera per farsi aiutare dai fioristi e vivaisti incontrati fosse renderli empatici con la sua triste storia di sofferenza.
«Vi spiego: i bucaneve sono i fiori preferiti da mia moglie. In questo momento, lei è molto arrabbiata con me e vuole divorziare. Se voi trovaste una pianta, un bulbo, anche un misero fiore reciso mi aiutereste a salvare il mio matrimonio...»
Le risposte sono state: «Aò, e che j'hai fatto a tu moje?», «Scusi, ma non sarà mica lei la donna che ha sposato questo soggetto...» e «No, i bucaneve, in questo momento dell'anno, sono impossibili da trovare».
Le occhiate dei poveri esercenti che si ritrovavano tra le mani la disperazione di Draco sono passate dall'empatia all'odio, quando, nell'euforia di avere in mano la bottiglia di sciroppo di mandorle, ha avuto l'illuminazione.
«Lo so che i bucaneve sono impossibili da trovare, in questo momento dell'anno, ma mia moglie non è un'esperta di fiori. Se voi aveste un bulbo che somiglia al bulbo dei bucaneve, potremmo farlo passare per tale: io stasera lo pianterei con lei in segno di riconciliazione e poi potrei andare nottetempo a buttarci sopra della varechina, in modo da non farlo spuntare. Così non saprebbe mai che non è un vero bucaneve».
Qui le risposte sono state: «Dopo aver fatto soffrire sua moglie, vuole anche far soffrire un povero bulbo?», «Ma che è? 'Na sciarada de sòle?» e «Ma lei non si vergogna di andare in giro con questo soggetto?».
Alla fine, mentre scuotevo la mia fiaschetta ormai vuota di Estathè, estenuata da Draco e dalla sua folle esaltazione di riconquista, un fioraio ci ha spiegato che la caratteristica più poetica dei bucaneve è che fioriscono in mezzo alla neve e che lo fanno anche i Crocus che, a differenza degli altri, erano disponibili.
«Draco è partito rombando sulla sua Nimbus 2001, con uno sciroppo di mandorla in un mano e un bulbo della famiglia di quelle pazze scriteriate delle iridacee nell'altra, per riconquistare la sua donna e ad arrivare a chiederle financo di sposarlo...»
«Smettila!», mi ha urlato dalla sua scopa volante: «Non la sai fare la voce fuoricampo. Chi è che dice financo nel 2015?». Poi è andato a giocarsi la sua partita: ma tra croce, fiori, carta, forbice, lizard e Verdone, ha vinto il due di picche e Draco ha ricominciato a soffrire.

La capacità di scelta non è una dote, così come non lo sono la ragionevolezza, l'istinto, i mucchi di fieno e l'essere sensati. E allora dove ci porterà tutto questo?

giovedì 3 settembre 2015

A Crash Thèst Car(ol)

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Non parlo quasi mai di uomini con cui esco, lo so. Uno dei motivi è che quegli uomini possono facilmente accedere a questo blog (la devo smettere di dare il mio vero nome alla gente), ma l'altro incontrovertibile fatto è che io non esco con tanti uomini. Come ho detto ieri a Pezzetta, dopo che avevo girato quattro supermercati perché nessuno riusciva a darmi quello che cercavo ed ero tornata a casa accaldata e inferocita (ma vincente): «Esiste un solo compagno per cui faccio sacrifici di questo genere: l'Estathè».
Stavolta, però, non me la sento di sottrarre a queste mie chimiche memorie online la magnificenza di certi sbattimenti emotivi, quegli incidenti sentimentali che ci procuriamo con gli autoscontri o i crash test: l'azienda che ci tutela dai danni, assicurandoci una liquidazione il più veloce e indolore possibile in caso di incontri sinistri, ci obbliga a compilare un CID con noi stessi davvero poco amichevole.
Ho conosciuto un ragazzo e ci siamo stati molto simpatici, lui diceva di avermi già conosciuto e io non me lo ricordavo, ma, in ogni caso, ci siamo detti di prenderci un caffè, una volta. Molto velocemente quel caffè è diventato una cena, ma io non avevo capito che la cosa sottendesse un interesse nei miei confronti -l'ho già detto che non esco con molti uomini, vero? Quindi, il giorno in cui è venuto a prendermi, solo quando l'ho trovato davanti al portone, fuori dalla macchina, e mi ha accompagnato allo sportello per aprirmelo, ho capito che forse era un appuntamento.

Il fantasma degli amori passati mi è piombato addosso non appena sono salita in macchina.
«E allora? Che cosa avevamo deciso riguardo agli appuntamenti?»
«Scusami, hai ragione, ma 'sto tipo mi ha ingannata, non avevo capito che fosse un appuntamento sennò non ci sarei venuta...»
Lo spirito delle sfighe passate, oltre che una voce fuoricampo, è un fermo immagine: è la faccia disperata di Dawson Leery sul molo davanti casa sua, dopo il matrimonio dei suoi genitori, quando dice a Joey Potter di andare da Pacey se lo ama e poi scoppia a piangere quando quella spilungona se ne va sul serio.
«Iris, sto per tirare fuori la lista»
«Nooo! Dawson, ti prego! La lista: no...»
«Chewbecca, Paganini, Babbo Natale, i film di Charlie Kaufman... Non va bene, Iris. Così non va bene. Cosa pensiamo noi dell'amore
Si sa che Dawson è esagerato; dall'uscire con un tipo a iniziare a parlare d'amore ci passano almeno:
  • un paio di discussioni sulla figura di Chandler in Friends, tu che gli spieghi che Matthew Perry è il fratello di Luke Perry, il Dylan di Beverly Hills, lui che si esalta e poi non trovi il coraggio per dirgli che non è vero;
  • il gastroprotettore che ti dice: «Guarda che io, l'Estathè e il Gaviscon non c'entriamo niente con tutto questo subbuglio nello stomaco»;
  • il primo bacio davanti a un bassorilievo della quarta stazione della Via Crucis.

Il fantasma dell'amore presente è uscito fuori dalla cartella Spam della mia pagina di posta elettronica, mentre Dawson cantava anouonouei.
«Non sa chi sia Giuni Russo, ama gli horror, segue il calcio -pure le partite di precampionato, odia Pif e Zoro, ha buttato un pacchetto di Tic Tac vuoto dal finestrino dell'auto in corsa, non ha mai visto nessuna delle serie tv che ami, ha un Lato Oscuro che al confronto Darth Vader è solo un filino arrogante, vuole comprarsi una pelliccia. E poi diciamolo: tu lo vedi come una zanzara che sta per pungerti e lui ti vede come una paletta pigliamosche che si muove lentissima verso di lui; avete tempi diversi, desideri diversi, opinioni diverse».
Di solito, all'inizio di una storia, il nostro cervello non manda queste informazioni nella Posta in Arrivo, le lascia di lato, scostate dalla realtà contingente, ma comunque pronte per essere tirate fuori in caso di necessità. Il mio cervello, invece, non funziona così: io osservo e registro tutto, io sono un caterpillar del sabotaggio.
«Dawson, ora te ne puoi andare»
«Guarda che qua non è come nel racconto natalizio di Dickens, questo è un lavoro di squadra. Io non vado da nessuna parte...»

Quando è arrivato il fantasma degli amori futuri sembrava Chandler con la pelliccia di Jon Snow, ma non proprio Chandler di Friends, era Raymond Chandler ma non scriveva polizieschi, allora forse era un altro Raymond, magari Raymond Carver o forse non era niente di tutto questo: era solo una figura confusa che, col suo arrivo, ha fatto scappare quel pusillanime di Dawson e tutto il suo lavoro di squadra.
«Dove si trova il vecchio e arido Ebenezer Scrooge?»
«Non qui. Qui ci siamo solo io e il mio umile impiegato Estathè, ma lo pago molto bene...»
«E allora perché mi hanno mandato in questo posto? E soprattutto perché indosso una pelliccia?»
«Credo sia per farmi smettere di dragare Roma alla ricerca di un pacchetto di Tic Tac impunemente buttato fuori da un finestrino»
«Quindi mi hanno fatto fare tutto questo viaggio per una stronzata?»

Gli omini del crash test sono manichini che riproducono gli esseri umani, sono identici, ma sono solo strumenti che servono a capire come funzionano gli incidenti: danni, velocità, forze in gioco. È così che iniziano le storie d'amore: cerchiamo di capire quanto tempo una zanzara ci metterà a pungerci o quando la paletta assassina che si muove lentissima verso di noi riuscirà a schiacciarci; cerchiamo di capire se siamo Pacey, Joey, Chandler, Philip Marlowe, Giuni Russo, Jon Snow, Darth Vader o quel pesantone di Dawson.
«E quindi?»
«Niente, Raymond, hai fatto un viaggio a vuoto. Mi avevano già convinto le motivazioni del giovane Spielberg e la cartella Spam...»
«Ma scusami, l'opera non era convincerti a dare una possibilità al Pelliccia? Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

Credo sia stato a quel punto che si è sentita una botta fortissima, forse un impatto, dentro al frigo, tra due di quei missili di Estathè da un litro e settantacinque. E poi silenzio.
A conti fatti, firmare garbatamente un CID è la cosa migliore che ci può succedere.



«E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos'è che volevi?
Sentirmi chiamare amato, sentirmi
amato sulla terra.»
Raymond Carver