Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Una
settimana fa, finalmente, è arrivato il corriere: dopo quasi otto mesi
dalla consegna della raccolta punti, un intermezzo con un finto
recapito e una mia lettera piena d'indignazione alla Ferrero (lettera
della quale sono molto orgogliosa, visto che conteneva la parola
«vettore»), è arrivato il nostro tostafette, quello che disegna le N di Nutella sul pane. Io non ero a casa quando è stato
consegnato, quindi Oris e Pezzetta hanno pensato bene di provarlo e
di mandarmi una foto del loro bel lavoro: ovviamente, non avevano
letto le istruzioni e a me è arrivato lo scatto di una fetta con
un'ustione di quarto grado intorno a una N minuscola, spalmata di una
patina semitrasparente che ho immaginato essere Foille.
«Facciamo
un breve conteggio», ha detto la voce del doppiatore di Russell
Crowe, direttamente dalla N (che ho capito essere lì per interpretare John Nash).
«Vogliamo
calcolare quanti minuti ci metterà Oris a far svampare il
tostafette?»
«Non
esattamente. Seguimi. I punti necessari per vincere il tuo premio
erano 140; una trentina li avete ottenuti da insulse merendine e gli
altri 110 dall'Estathè; calcolando che ogni bottiglia di Estathè
valeva mezzo punto, ne otteniamo che, nei (circa) 10 mesi di raccolta,
hai bevuto [110x2x1,5litri] 330 litri di Estathè. Ti pare normale?»
«Gradirei
tu non spargessi la voce in giro, John»
«Tranquilla,
soffro di una forma di schizofrenia, non mi crederebbe nessuno. A
proposito di schizofrenia: per questa storia della voce fuoricampo,
fatteli due conti...»
«Dici
che sono A beautiful mind?»
«No,
direi proprio di no»
La
sicurezza con cui il doppiatore di Russell Crowe mi ha sbattuto in
faccia che non sono un genio matematico mi ha molto indispettito. Ma,
alla fine: come ti permetti, sottotitolo vivente?
Per
rifarmi, ho pensato di dare il mio meglio durante una passeggiata con
Oris.
«Iris,
potresti camminare più lentamente?»
«La
questione non è camminare più lentamente»
«Ah,
no? E qual è la questione? Che ti piace farmi arrivare nei posti con
il fiatone, manco avessi fatto la maratona di New York e poi fossi
tornata a Roma a nuoto?»
«No,
la questione è la tua prepotenza. Facciamo un breve conteggio. Il
vantaggio che ti sei presa nascendo ventitré mesi prima di me, ha fatto sì che io mi sia dovuta impegnare per aumentare il mio
coefficiente angolare di crescita, in modo da intersecare la retta
che rappresentava la proporzionalità lineare del tuo sviluppo e
raggiungerti. Ma tu, furbescamente, hai bloccato la tua altezza e,
dopo tutta la fatica, mi sono ritrovata a essere più alta, con un'ampiezza
di passo maggiore, quindi, quando camminiamo, oltre a sentire il
ticchettio delle tue scarpe fuori tempo, ti devo sempre aspettare, mi
devo adeguare, devo rallentare. Non è giusto: sei prepotente»
«Iris,
di' la verità: hai di nuovo sognato che Sofja Kovalevskaja e Alan
Turing non ti facevano giocare con loro?»
«Ecco
un'altra questione: la tua insolenza. Tu sottovaluti sempre le mie
esternazioni. Quando dobbiamo uscire, mi dici che sei quasi pronta e
io mi incappotto e invece non hai ancora iniziato a pettinarti quella
capigliatura da Barbie Raperonzolo che hai e, intanto che rifinisci
il trucco, il surriscaldamento globale mi fa sudare e butta me e il
mio cappotto fuori da ogni stagione. Quando ti dico che mi devo
alzare in piedi almeno una fermata prima di ogni mezzo di locomozione
per essere tranquilla, tu mi distrai e mi fai alzare quando le porte
si sono già aperte: poi succede, come è successo, che rimani
incastrata con il borsone nelle porte del treno che sta per per
ripartire e io ti devo tirare fuori con uno strattone e un calcio
rotante per non farti portare via dal treno agganciata a una
borsa...»
«Oddio,
sì. Io non ho fatto altro che ridere, tu hai avuto un attacco
d'ansia epico dopo che tutto era stato risolto!»
«Non
voglio nemmeno immaginare cosa scoprirei se facessi un conto finale,
un bilancio di tutti i minuti, le ore, i giorni che ti ho aspettato,
le bottiglie che ti ho aperto, i passi che ho rallentato, le valigie
che ti ho portato, le lavatrici che ho fatto, le grucce che ho
appeso, i capelli che ho raccolto, le risse che ti ho evitato...»
«...
e le cose che mi hai rinfacciato»
«Queste
sono definizioni, assiomi, dimostrazioni: è matematica. E' Russell Crowe che interpreta Massimo Decimo Meridio, Oris! Numeri, al mio
segnale, scatenate l'inferno!»
La
teoria dei giochi cerca di risolvere le situazioni di conflitto
tramite modelli. L'equilibrio di Nash è una combinazione di
strategie tale che ogni giocatore sceglie in base alla massimizzazione
del proprio profitto che, per essere sicura, deve accadere
indipendentemente dalle scelte degli altri.
La
strategia di bere 330 litri di Estathè ha consentito che noi avessimo
in regalo il tostafette.
La
massimizzazione del profitto, però, ha anche implicato che Oris e
Pezzetta, giornalmente, abbiano dovuto combattere con la mia
iperattività e le mie overdose di zuccheri.
Il
fatto che Oris e Pezzetta brucino le fette tostate, mi prendano in
giro, approfittino dell'inesauribilità della mia energia cinetica e
rallentino la mia vita con i loro tempi biblici comporta che, in un
qualche modo, ogni giorno, quasi sempre, vinciamo tutti.
Certo,
Oris vince più degli altri, ma quella è un'altra storia, un
problema che nessun premio Nobel potrà mai risolvere.
«Alan,
John, Sofja e anche tu, doppiatore di Russell Crowe, vi prego, ogni
tanto, fatela giocare con voi!»
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