Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
La
primavera è un momento di passaggio, ormonalmente parlando. Vivo e
ho vissuto con un cospicuo numero di uomini, quasi fratelli, che mi
ha permesso di sapere che, quando i cappotti, le sciarpe e i cappelli
iniziano a volare via e lembi di polpacci, punte di piedi e spigoli
di gomiti iniziano ad assaggiare l'aria calda della bella stagione,
ogni uomo vive il risveglio della propria mascolinità.
Le
donne, invece, preferirebbero non vedere unghie tagliate male, peli
ascellari umidi e gocce di sudore che incorniciano le facce lesse
dell'altro sesso: quindi la bella stagione incanala Marte e Venere in
due galassie molto lontane.
Sono
questi i momenti in cui Oris ed il suo gruppo di amiche singles
(tutte meno una perché in qualsiasi buon gruppo di ascolto ci deve
essere un punto di vista opposto per riequilibrare) accolgono nelle
loro serate “Pollaio” anche gallinacce non tesserate, come me.
“Mi
chiamo Iris e sono circa diciannove minuti che non bevo estathè...”
“Ciao,
Iris. Ti vorremmo dire che qui non siamo in un gruppo di recupero per
drogati di teina e oltretutto sei poco credibile, visto che spunta
una boccia di estathè dalla tua borsa”
“Scusate!”
“No,
non ti scusare. Piuttosto magna bella e ascolta donne più sagge di
te”
Non
posso riportare quanto udito in quelle stanze, un po' per rispetto
del gruppo, un po' perché l'alcool era direttamente proporzionale al
cibo, ma posso dirvi una cosa: le donne non parlano di uomini durante
la bella stagione e, se ne parlano, il tono non è quello del
desiderio. Sarà colpa delle ascelle pezzate, dell'infradito che non
dona mai o dell'aria poco intelligente che l'ormone vorticoso dona
all'interlocutore maschio, ma Carrie Bradshaw, nella realtà delle
strade romane, non sussiste.
Quello
che posso dire è che, in quella stanza, c'era un intruso.
Un
intruso maschio, peloso e un po' sovrappeso, che, devo dirlo, non
dava molto fastidio.
Ha
miagolato solo una volta, ma la sua voce non ha mai smesso di narrare
quella serata.
“Iris,
io ero il gatto di Bukowski, qua praticamente mi pare di stare in
collegio...”
“Ma,
micio, tu parli?”
“Non
mi chiamo Michu, mi chiamo Pichu, come quello dei Pokémon”
“Ma
quello era un topino...”
“Stai
a scherzà? Pichu è un tipo elettrico che si evolve in Pikachu
quando è felice. Come si suol dire: 'mica cazzi'?”
“Pichu,
sarai pure stato il gatto di Bukowski, ma sembri un bambino di dieci
anni. Cosa direbbe il tuo precedente padrone se ti sentisse parlare
così?”
“Mi
farebbe strafogare di cibo. Questa qua m'ha messo a dieta...”
“E
meno male che t'ha messo a dieta, sennò...”
“Aò,
Iris, ma alla fine chi ti conosce? Torna nel tuo che io torno nel
mio. Non te lo voglio manco dire cosa avrebbe detto di te il buon
Charles...”
Per
tutto il resto della serata, Pichu è stato allungato per terra, in
quella che la sua padrona chiama la “posa da magro”, mentre io
imparavo un sacco di cose così grande che ho dovuto lasciare la
bottiglia di estathè per potermelo riportare a casa.
Pichu
non ha dato fastidio, ma credo che abbia sudato davvero tanto per
resistere alla tentazione di salire sul tavolo e strafogarsi con
quanto vi era presente.
Insomma,
si è trattenuto.
Il
perché l'ho capito quando mi è stato detto che Pichu è castrato:
quindi si posiziona esattamente a metà nello spazio che divide quei
due pianeti opposti dalla bella stagione.
Questo
è il motivo per cui, quando ho tirato fuori la bottiglia di estathè,
ne abbiamo dato anche un po' a lui.
Non
so cosa ne avrebbe detto Bukowski e forse nemmeno mi interessa.
Quello
che so è che maggio è finito, che il caldo rende l'estathè freddo
ancora migliore del solito e un gatto è stato la mia voce fuori
campo per una sera grandemente illuminante.
Le
amiche di Oris mi hanno reso parte del pollaio, anche se di solito
pigolo in un'altra aia.
Così
dovrebbe essere quando trema il tuo mondo.
Dovrebbe
essere che arriva qualcuno e che ti invita a cena.
Maggio
distrugge sempre tutto.
Lo
stronzo c'ha pure 31 giorni, ma prima o poi finisce.
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