Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
C'è
sempre un momento di scoramento nella solitudine: è quel vestito che
non riesci a chiudere da sola, è l'Estathè che termina e non puoi
chiedere a nessuno di andare a procurartelo, è il cinema con la
coppia davanti a te che pomicia e beve dei brick di Estathè («Oh,
ma dove li avete comprati?»), è la lampadina che ti si fulmina e tu
che devi fare su e giù dalla scala venti volte per stringerla e poi
provare l'interruttore, ristringerla e riprovare l'interruttore, e
la luce non torna mai.
Già,
ti sembra che la luce non tornerà mai.
Quello
è il momento in cui, di solito, la mia amica Marco Polo, donna di
mondo e di veneta concretezza, mi dice: «Senti, Iris, io finisce che
mi iscrivo a Meetic»; oppure mia madre, in macchina, mentre mi porta -a digiuno- ad affrontare la gastroscopia, afferma sicura: «Il medico
lo conosco e mi sembra proprio il tuo tipo...», che ti verrebbe da
dire «Certo, mamma: lo conquisterò con un conato di vomito», ma
non puoi perché hai già un conato di vomito.
Come
tutti i nati degli anni ottanta sanno, c'è solo una voce che può
accompagnare tutto questo: capelli neri, ostinata gettoniera a
separarli sulla testa e fianchi larghi melodicamente italiani.
La
settimana scorsa, quando quei due debosciati membri della mia famiglia mi
hanno abbandonato, è arrivata lei a farmi compagnia, cantando la
solitudineee, questo silenzio dentro teee...
E,
nella malinconia degli amarcord, abbiamo parlato del mio primo amore
Marco che, anche se si chiamava come il suo (e come la mia amica veneta), non se n'è mai andato
per non ritornare più, anzi: mi ha chiamato tutte le sere dei cinque
anni delle elementari più i tre anni delle medie per chiedermi di
controllare i compiti e, in queste millesettecento telefonate, mi
avesse mai detto
è l'inquietudine di vivere la vita senza te, 'sto
stronzo.
Mi
chiedeva solo di ripetergli i compiti per avere la sicurezza di
averli segnati tutti, perché noi due eravamo i primi della classe e
lui voleva che stessimo sempre allo stesso livello.
Laura
Pausini avrebbe dovuto cantare La solitudine dei numeri primi della
classe.
«Non
è possiiibileee diviiidereee un nuuumero per zerooo, la
solitudineee...»
«Hai
visto Laurona? In metrica, ci sta...»
C'è
sempre un momento di scoramento nello stare assieme: è quel pensiero
che non riesci a concludere perché Oris si annoia e vuole che tu le
presti tutta la tua attenzione, è Pezzetta che toglie dal frigo
l'Estathè per metterci la sua birra, è il cinema con la coppia
davanti a te che mentre pomicia ti dice che i brick li ha comprati
nel supermercato affianco e Oris e Pezzetta ti impediscono di uscire
dalla sala per procurartelo, è la pubblicità di adottaunragazzo.it che rompe tutti gli equilibri in casa, scatena l'inferno delle prese
di posizione e induce alla lotta senza quartiere: il silenzio non torna mai.
Già,
ti sembra che il silenzio non tornerà mai.
«Ma
che non l'hai vista la pubblicità? C'è una vecchia! Secondo me, il sito
funziona che tu, vecchia, sola con la pensione di cui non sai cosa fare, aiuti economicamente un giovane precario e lui magari ti telefona la
sera, viene a pranzo la domenica... Sennò perché si chiamerebbe
adottaunragazzo.it?»
«Sì,
ha ragione Oris.»
«Ma
dove vivete? E' un sito d'incontri! La pubblicità è ironica...»
«A
volte mi domando se vivrei lo stesso senza te...»
«Laura,
non puoi cantare mentre litighiamo!»
«Ma
quale ironia! Ma perché devi sempre pensare che tutto giri intorno
all'accoppiarsi?»
«Perché
tutto gira intorno all'accoppiarsi!»
«Lì
da sooola, dentro a un briiivido, ma perché lui non c'è...»
«La
senti questa? Questa vende milioni di dischi in tutto il mondo
parlando dell'accoppiarsi...»
Quando
ho fatto partire una googlata su questa storia per
sbugiardare Pezzetta in nome della versione sociologicamente impeccabile mia e di Oris, come prima cosa ho pensato che la battuta su
Meetic della mia amica Marco Polo sarebbe dovuta cambiare, visto che
Meetic è niente rispetto a questo sito di incontri in cui puoi mettere gli uomini nel
carrello, c'è un contatore di parole
dolci scambiate, una
selezione con offerte e gli uomini ti possono mandare degli
incantesimi. Non vorrei insistere, ma alla voce Serie
speciale: i preferiti dalle mamme, mi è parso di vedere la foto del mio gastroenterologo.
Mi
è venuto un conato di vomito.
Non
per il sito o per il mio medico, ma per altri due motivi:
innanzitutto, negli scaffali non c'era Estathè e, seconda cosa,
aveva ragione Pezzetta.
Tanti
catastrofici affari possono succedere nella nostra vita, ma non può
accadere che abbia ragione Pezzetta: quella è davvero la fine.
Orde
di cagacazzi si sono riversati per strada a festeggiare, Laura ha
cantato Don't
mess up my baby
dei Black Lips in suo onore, lui e Marco (tornato solo per la grande
occasione) hanno stappato una bottiglia di Estathè e il cielo si è
fatto scuro d'improvviso.
«Oris,
lo sai che racconterà questa storia per anni?»
«Lascialo
fare, per una volta che ha ragione...»
«Non
ti crea imbarazzo essere talmente in un altro mondo da non
riconoscere un sito d'incontri nemmeno se te lo sbattono in faccia?»
«No,
mi crea più imbarazzo conoscere a memoria tutte le parole de La
solitudine»
Pezzetta
sta ancora festeggiando per la sua vittoria, si è accodato ai
caroselli dei romanisti.
Se
lo incontrate per strada, in un carrello della spesa insieme a Laura
Pausini, dategli un'occhiata: è il piatto del giorno, scontato, in
offerta, insomma, basta che ve lo prendete.
Si
chiamano saldi.
E
non c'è mai un momento di scoramento durante i saldi.
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