Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
E'
arrivato Aprile, poi metà Aprile, poi il caldo, quindi la primavera
e allora: Picnic!
mi sono detta. Villa Borghese, kit da bivacco fuori porta e pausa
pranzo al sole con un'amica, con scorte di brick di Estathè.
A
Roma, quando arriva Aprile, poi metà Aprile, poi il caldo, quindi la
primavera, pure se sei un rompicoglioni lamentoso di quelli “A Roma
non c'è mai niente da fare e poi piove che cazzo si piove e adesso
ogni tanto nevica pure e si blocca tutto e poi non c'è il mare ti
pare che non c'è il mare e 'sti lavori della metro quando li
finiscono e gli autobus non passano mai e le ragazze della Tuscolana
come cazzo si vestono”, beh, pure se sogni l'esilio in maniera
continuativa, quando arrivano di colpo quelle belle giornate che
l'Estathè ghiacciato è una benedizione, Roma ti frega, ti innamora
e non l'abbandoneresti per niente al mondo.
E
così fai i picnic, cammini, vai a vedere i concerti e lasci che i
tuoi ormoni vaghino su tutta la pelle che inizia a scoprirsi.
“Capìto
le ragazze della Tuscolana che fighe, sì!”, si sente dire per
strada.
Per
questo non riuscivo a spiegarmi, durante il picnic, da dove venisse
il riverbero di quella voce negativa, pesante e nichilista, che mi
esplodeva nel cervello.
“Guardali
questi stronzi spaparanzati in tutte le ville di Roma, Dio è morto e
a loro non gliene frega niente. Tutta questa gente è la
dimostrazione dell'inutilità dell'esistenza umana, dell'assenza
della moralità, della decadenza dell'intelligenza...”
Oddio,
è Oris!
mi sono detta, che va avanti con questa storia della decadenza
dell'intelligenza da anni.
“Tentano
di allargare il loro pseudo-mondo attraverso sistemi sempre più
potenziati, ma non fanno che inserirsi in meccanismi in cui
continueranno ad essere perdenti, perduti, meno di niente...”
Oddio,
è Pezzetta! ho
pensato, che si ostina a non farsi un account Facebook, ma poi i suoi
amici taggano me e Oris nelle foto, al suo posto, e lui lo deve usare comunque, anche se è contro il sistema.
“Siamo
in caduta libera, sono in caduta libera, fa tutto schifo, nulla ha
senso...”
Picnichilista
è stata l'ultima parola che ho sentito, mentre masticavo la
cannuccia di uno dei miei brick di Estathè.
Poi
è successo l'inimmaginabile e, mentre accadeva, mi sono ricordata di
mia madre che quando io e Oris eravamo piccole si era fatta tutta una
teoria oligocentrica per la quale se doveva succedere una cosa a
qualcuno, succedeva alle sue figlie, al suo stretto nucleo familiare.
Solo
perché Oris, a dodici anni, per una mini rissa accaduta in
salagiochi mentre lei giocava a flipper, si era rotta un dito perché
un tipo glielo aveva fatto incastrare nel pulsante con un calcio e
poi io mi ero rotta lo stesso dito dopo qualche tempo, sempre a
dodici anni, perché uno aveva tirato un sasso in aria ed era caduto
sulla mia mano appoggiata su una panchina, provocando il danno.
E'
chiaro che questa è una cosa assurda e che non è capitato solo a
noi di scivolare di faccia su una pianta grassa, di picchiarci in
testa con una chiave inglese o di rimanere con un piede infilato nei
raggi di una bicicletta, ma mia madre, quando sono partita per
trasferirmi a Roma, aveva paura che se si schiantava un albero a
Zagarolo avrebbe colpito una di noi due e, giuro, mi ha chiamato per
ogni ramo cascato a Roma e provincia.
Io
non ho fatto altro che dire a mia madre che l'egocentrismo è una
stronzata e che, come dice Wallace, non dobbiamo scivolare nella
nostra configurazione di base per cui tutto ciò che accade nel mondo
è collegato a noi, ma mi sono trovata senza parole quando, dopo
l'urlo Picnichilista,
un verme è caduto dalla bocca di un uccello e ha smesso di essere il
suo pranzo per finire di schianto sulla mia borsa e poi caracollare a
terra morto.
Ho
sentito il rumore di lui che precipitava e il botto e ho pensato che
era lui quella voce che sentivo e che lui era Nietzsche, che pure se
non era romano diceva le stesse cose che dice un romano bloccato sul
GRA dopo otto di ore di lavoro in centro.
Nietzsche
è morto durante il mio pranzo, senza senso, senza morale, senza
umanità.
A
quel punto avevo due opzioni: avrei potuto sentirmi il centro
dell'universo e telefonare a mia madre per dirle che aveva ragione e
che era caduto un verme a Villa Borghese e, tra tutti, aveva beccato
proprio me, oppure potevo guadarmi intorno, osservare quella gente
serena, il sole, la natura e chiamare Oris per chiederle se si può
considerare un eterno ritorno ornitologico il fatto che un piccione
mi avesse cagato in testa, che altri piccioni avessero impestato il
nostro balcone e che adesso uno di loro (o forse sempre lo stesso) mi
avesse lanciato addosso il suo pranzo.
Ho
chiamato Oris e lei mi ha detto “In
un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può
ripetersi infinite volte. Ma tu sei in un sistema infinito, con un
tempo finito, quindi ha ragione mamma: è solo sfiga”.
Ho
bucato un altro brick di Estathè e ho pensato: Also
sprach mia sorella
e poi ho chiamato mia madre per dirle che dopotutto non li avevamo
sprecati quei soldi per farla laureare in filosofia.
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