Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

mercoledì 17 aprile 2013

Nichilisthè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

E' arrivato Aprile, poi metà Aprile, poi il caldo, quindi la primavera e allora: Picnic! mi sono detta. Villa Borghese, kit da bivacco fuori porta e pausa pranzo al sole con un'amica, con scorte di brick di Estathè.
A Roma, quando arriva Aprile, poi metà Aprile, poi il caldo, quindi la primavera, pure se sei un rompicoglioni lamentoso di quelli “A Roma non c'è mai niente da fare e poi piove che cazzo si piove e adesso ogni tanto nevica pure e si blocca tutto e poi non c'è il mare ti pare che non c'è il mare e 'sti lavori della metro quando li finiscono e gli autobus non passano mai e le ragazze della Tuscolana come cazzo si vestono”, beh, pure se sogni l'esilio in maniera continuativa, quando arrivano di colpo quelle belle giornate che l'Estathè ghiacciato è una benedizione, Roma ti frega, ti innamora e non l'abbandoneresti per niente al mondo.
E così fai i picnic, cammini, vai a vedere i concerti e lasci che i tuoi ormoni vaghino su tutta la pelle che inizia a scoprirsi.
Capìto le ragazze della Tuscolana che fighe, sì!”, si sente dire per strada.

Per questo non riuscivo a spiegarmi, durante il picnic, da dove venisse il riverbero di quella voce negativa, pesante e nichilista, che mi esplodeva nel cervello.

Guardali questi stronzi spaparanzati in tutte le ville di Roma, Dio è morto e a loro non gliene frega niente. Tutta questa gente è la dimostrazione dell'inutilità dell'esistenza umana, dell'assenza della moralità, della decadenza dell'intelligenza...”

Oddio, è Oris! mi sono detta, che va avanti con questa storia della decadenza dell'intelligenza da anni.

Tentano di allargare il loro pseudo-mondo attraverso sistemi sempre più potenziati, ma non fanno che inserirsi in meccanismi in cui continueranno ad essere perdenti, perduti, meno di niente...”

Oddio, è Pezzetta! ho pensato, che si ostina a non farsi un account Facebook, ma poi i suoi amici taggano me e Oris nelle foto, al suo posto, e lui lo deve usare comunque, anche se è contro il sistema.

Siamo in caduta libera, sono in caduta libera, fa tutto schifo, nulla ha senso...”
Picnichilista è stata l'ultima parola che ho sentito, mentre masticavo la cannuccia di uno dei miei brick di Estathè.
Poi è successo l'inimmaginabile e, mentre accadeva, mi sono ricordata di mia madre che quando io e Oris eravamo piccole si era fatta tutta una teoria oligocentrica per la quale se doveva succedere una cosa a qualcuno, succedeva alle sue figlie, al suo stretto nucleo familiare.
Solo perché Oris, a dodici anni, per una mini rissa accaduta in salagiochi mentre lei giocava a flipper, si era rotta un dito perché un tipo glielo aveva fatto incastrare nel pulsante con un calcio e poi io mi ero rotta lo stesso dito dopo qualche tempo, sempre a dodici anni, perché uno aveva tirato un sasso in aria ed era caduto sulla mia mano appoggiata su una panchina, provocando il danno.
E' chiaro che questa è una cosa assurda e che non è capitato solo a noi di scivolare di faccia su una pianta grassa, di picchiarci in testa con una chiave inglese o di rimanere con un piede infilato nei raggi di una bicicletta, ma mia madre, quando sono partita per trasferirmi a Roma, aveva paura che se si schiantava un albero a Zagarolo avrebbe colpito una di noi due e, giuro, mi ha chiamato per ogni ramo cascato a Roma e provincia.
Io non ho fatto altro che dire a mia madre che l'egocentrismo è una stronzata e che, come dice Wallace, non dobbiamo scivolare nella nostra configurazione di base per cui tutto ciò che accade nel mondo è collegato a noi, ma mi sono trovata senza parole quando, dopo l'urlo Picnichilista, un verme è caduto dalla bocca di un uccello e ha smesso di essere il suo pranzo per finire di schianto sulla mia borsa e poi caracollare a terra morto.

Ho sentito il rumore di lui che precipitava e il botto e ho pensato che era lui quella voce che sentivo e che lui era Nietzsche, che pure se non era romano diceva le stesse cose che dice un romano bloccato sul GRA dopo otto di ore di lavoro in centro.
Nietzsche è morto durante il mio pranzo, senza senso, senza morale, senza umanità.

A quel punto avevo due opzioni: avrei potuto sentirmi il centro dell'universo e telefonare a mia madre per dirle che aveva ragione e che era caduto un verme a Villa Borghese e, tra tutti, aveva beccato proprio me, oppure potevo guadarmi intorno, osservare quella gente serena, il sole, la natura e chiamare Oris per chiederle se si può considerare un eterno ritorno ornitologico il fatto che un piccione mi avesse cagato in testa, che altri piccioni avessero impestato il nostro balcone e che adesso uno di loro (o forse sempre lo stesso) mi avesse lanciato addosso il suo pranzo.
Ho chiamato Oris e lei mi ha detto “In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. Ma tu sei in un sistema infinito, con un tempo finito, quindi ha ragione mamma: è solo sfiga”.

Ho bucato un altro brick di Estathè e ho pensato: Also sprach mia sorella e poi ho chiamato mia madre per dirle che dopotutto non li avevamo sprecati quei soldi per farla laureare in filosofia.

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