Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

lunedì 2 settembre 2013

Indomite thèssere

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Quando ho scritto il mio ultimo post, a luglio, pensavo che mi sarei buttata tra le grinfie di quest'estate con spavalderia, che non avrei speso un pensiero uno per le preoccupazioni quotidiane che mi avevano afflitto durante il terribile nugolo di mesi di questa prima metà d'anno. Avrei scoperchiato le onde, bevuto Estathè e rinvigorito la pigmentazione della mia pelle, lasciando danzare la melatonina verso lidi a me più consoni rispetto all'opaco olivastro che mi regala la mia reclusione cittadina.
Niente poteva andare storto.
Già. Niente.

Questo pensiero di quieto ottimismo, lo devo imputare al mio amico Seitan, già detto Ukulele che, dopo che Mark Zuckerberg ha cancellato tutte le nostre chat per contenuti pericolosamente tristi, si è licenziato, è diventato vegano, ha deciso di andare via dall'Italia ed è sorprendentemente diventato una vocina positiva nella mia testa.
«Mo, basta. Famola finita co' sto mood emotivo da 'voglio rimpinguare le tasche di un cazzo psicanalista a caso'!».
Mi ha convinto.
Niente. Poteva. Andare. Storto.
Non come quella volta che mi sono messa a succhiare una biglia di vetro perché ero sicura che tutto, in fondo, fosse masticabile, e quella mi si è incastrata in gola e sono quasi morta.
«Iris, le tessere del domino non sono biscotti. No, non sono il negativo dei pan di stelle»
Questa voce fin troppo realista è di Oris, invece, di parecchio tempo fa, in quel mio periodo confusamente sinestetico, durante il quale lei smazzava carte da poker che nemmeno una croupier e io mangiavo scontrini che manco un evasore totale.

Quando ho scritto il mio ultimo post, non sapevo che il giorno dopo mi sarei svegliata strana, con un groppo in gola e che quel groppo ce l'avrei avuto per i successivi venti giorni, durante i quali, non avrei scoperchiato Estathè o bevuto onde, ma ripetuto ossessivamente: «Ho sputato sangue», in un senso troppo poco lato per essere motivo di orgoglio.
Inutile dire che io ho pensato fosse la tubercolosi, una cosa che mi avrebbe fatto sentire molto più letteraria di quanto potrò mai essere.
Inutile dire che tutti mi hanno giudicato con un: «È colpa dell'Estathè!».
Inutile dire che è stata tutta colpa delle tessere del domino.

Le tessere del domino, infatti, non sono biscotti, sono ore, giorni, mesi, sono pezzi di tempo, sono la maniera in cui ci muoviamo all'interno della nostra vita. Ognuno ci gioca come vuole. Alcuni costruiscono lunghe code sfavillanti, figure che partono dal geometrico per arrivare all'artistico. Altri incastrano sezioni di pallini in serpenti bidimensionali con uno spiccato senso matematico. Certi, lasciano tutte le tessere nel sacchetto.
Io, a quanto pare, inanello coreografiche catene di sfiga che nemmeno a programmarle sarebbero così perfette.

Riassumerei il mio agosto nei seguenti punti:

  1. Sputo sangue.
  2. Torno a casa per andare dal mio medico di fiducia indossando una maglietta troppo larga, quindi alla stazione un'ape di quattro centimetri di quelle pelose mi si infila sotto la maglietta e mi punge pancia e mano.
  3. Al pronto soccorso scopriamo che non sono allergica, ma quella stronza cicciona (prontamente ammazzata da mia madre con una raccomandata) mi lascia un dolore immenso per i successivi due giorni.
  4. Il medico dice che, come al solito, è l'esofago, ha attaccato la faringe, facendola sanguinare (no turbecolosi, no party).
  5. Dieta («No, non fa niente che voi vi mangiate la frittura di pesce», «No, grazie, non posso bere nulla», «No, cazzo, non è colpa dell'Estathè»).
  6. Trattative con il medico: «Posso bere qualche Estathè?» «No» «Lei non capisce, io sono intollerante al latte! Devo fare colazione con l'acqua calda?» «Uno, ne può bere uno» «Uno? Ma è estate! È Sta Thè!» «Io credo che lei non voglia guarire».
  7. Fiducia mal riposta: impellente necessità di cambiare medico.
  8. Sotto l'ombrellone: io, un libro e Noremifa, una musicale alternativa al Gaviscon che mi procura delle macchie sulla pancia che mistifico dicendo a mia madre «No, non ti preoccupare, ci sono partita da Roma».
  9. Blocco intestinale causa dieta («A questo punto era meglio mangiare la frittura di pesce», direbbe quel burlone del mio medico).
  10. Rash cutaneo sulla fronte («Che bella pelle che ti fa il mare!»).

Potrei continuare, ma mi fermo perché dieci tessere mi sembrano abbastanza per dire che dopo che, a luglio, ho fulminato tutto ciò che di elettronico possedevo e che, ad agosto, ho resettato il mio apparato gastrointestinale (per inciso: sto facendo ancora la cura e sono intrattabile), non mi aspetto grandi cose da questo settembre.
Ma siccome voglio essere fiduciosa, ruberò la voce a un amico bandito (che stava parlando con Oris e non con me, quindi è un vero furto): «Bisogna chiudere questa stupida estate e iniziare una nuova stagione. La sorte ce lo deve. Ho bisogno di tornare al 2004 per incontrare certi apici di malinconia».
Se volete avere notizie di Pezzetta, l'ultimo suo avvistamento è stato su Monte Miletto: ha pensato di scalare 2050 metri con le Clarks fino a che, perculato da due ornitologi (stavano cercando un Piviere Tortolino e hanno trovato Pezzetta, pensate che sfiga pure loro, poveracci), ha comprato 90 euro di scarpe da trekking e ci ha telefonato con un attacco di dispnea talmente acuto che sembrava calabrese.

Quando voi postavate su Facebook le foto strafighe della vostra vacanza, sappiate che io brindavo a voi con il mio musicale Noremifa che mi ha dimostrato che, alla fine, non tutto è commestibile, visto che quell'antiacido, sia alla vista che al gusto, sembra uno di quegli shampoo monouso che ti danno in albergo.
Però, almeno, grazie a lui, mi sono sentita un po' in vacanza anch'io.

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