Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Quando
a casa c'è Oris è sempre domenica, pure se è sabato o se è un
giorno feriale qualsiasi che per qualche motivo non è di lavoro.
Domenica è quel giorno della settimana che è posizionato prima del
lunedì, un po' triste e un po' conclusivo, durante il quale ondeggi
per la casa in déshabillé,
sei pieno di cose da fare (tutte quelle che non riesci a fare durante
la settimana), pensi che in televisione ci sia Quelli
che il calcio
pure se il campionato è finito e pranzi alle quattro del pomeriggio
perché ieri
sera siamo usciti...
«Oris, guarda che ieri
sera non siamo mica usciti...»
«Iris, è la tua
parola contro la mia, noi comunque prima delle quattro non cuciniamo.
Se vuoi mangiare da sola come nelle case degli studenti che hanno i
piani del frigo separati, con le tagliole sulle scorze dei formaggi,
fai come ti pare».
Peccato Iris!
Oggi non hai vinto
la tua domenica perfetta.
Torna domani per
tentare di nuovo la fortuna.
Oggi, per esempio, è
domenica. Pure ieri era domenica. E pure il giorno prima.
Questa
settimana, ci sono toccate tre domeniche di seguito a casa mia, fatte di pulizie
di spazi privati, pulizie di spazi comuni, raccolta di oggettistica
di Oris sparsa per tutta la casa (con pesca a premi finale), spesa
settimanale con carrello privato («Va bene, compriamolo nero non
rosa, sennò Pezzetta si arrabbia...»)
e:
«Dovrei fare una
lavatrice...»
«Pure io»
«Magari possiamo farla
insieme»
«La tua di che è?»
«Scuri»
«Io ce li ho e pure
Pezzetta, c'è spazio per la roba nostra?»
«Penso di sì...»
«Però, io ho una
mutanda...»
«E mettici 'sta
mutanda, Pezzetta»
«D'altronde, si sa: è
famiglia solo quando si lavano le mutande insieme»
A casa nostra, di
solito, avviene uno strano fenomeno per il quale i panni di Oris,
durante la settimana, fuggono dal cesto di loro iniziativa, si
differenziano da soli e poi si buttano sfiniti nella lavatrice, o
almeno questo è quello che pensa lei quando torna a casa e li trova
puliti e piegati sul suo letto. Nel caso strano in cui è lei ad
essere promotrice a attrice di un lavaggio, ci invita a conficcare le
nostre cose nel cestello facendo leva sul silicone del water, solo
per poter dire:
«Aò, però la
stendete voi che io l'ho fatta partire»
«Ma io ci ho messo
solo una mutanda!»
«Guarda che non è che
perché, nel tuo idioma partenopeo, si dice al singolare, quella
mutanda occupa meno spazio dei vestiti di Iris...»
«Sì, Oris, però sei
tu che hai lanciato l'idea della lavatrice...»
«E'
vero, così come è vero che accollarsi
ha un prezzo...»
«E quando noi laviamo
i tuoi, allora?»
«I miei vestiti si
autogestiscono, provate a dimostrare il contrario»
Peccato Iris!
Oggi non hai vinto
il tuo lavaggio a scrocco.
Torna domani per
tentare di nuovo la fortuna.
Tutti e tre continuiamo
ad ondeggiare all'interno delle nostre partite domenicali cercando di
risolvere il più possibile, ma io continuo a perdere la mia
battaglia più grande, da tre domeniche a questa parte, anzi da più
di dieci giorni, avvalorando dentro di me la tesi che viviamo in un
mondo ingiusto, tra gente ingrata perché non c'è una persona su
questo pianeta che meriterebbe di vincere quella battaglia più di
me.
L'Estathè
ha indetto un concorso che si chiama Vero
come te:
uno risponde ad una serie di domande, crea una maglietta
personalizzata e poi tenta la fortuna per vincerla.
Io, ovviamente,
continuo a non vincerla.
Peccato Iris!
Oggi non hai vinto
la tua T-shirt personalizzata.
Torna domani per
tentare di nuovo la fortuna.
«Se mi dai la grafica,
la facciamo fare noi questa cazzo di maglietta...»
«Ma no! E' una
questione di principio! La devo vincere...»
«Iris,
non gliela dare la grafica a questo che te la fa stampare sopra una
mutanda...»
«Oddio! A proposito di
mutande, ma chi l'ha stesa la lavatrice?»
Il
bello delle domeniche d'estate è che, facendo zapping per cercare
Quelli
che il calcio
e ascoltando Pezzetta che difende termini come
'Nguacchio
o 'Nzivare,
finisci per dimenticarti pure come ti chiami. Per questo motivo, il
programma Risciacquo
della lavatrice viene fatto partire anche cinque o sei volte di
seguito, perché i vestiti se li lasci pure solo per quattro minuti
e mezzo dentro la lavatrice con l'oblò chiuso, guadagnano quella
puzza di umido che non ti sbagli.
Io
credo che peggio di una persona che indossa vestiti con quell'odore,
ci siano solo due cose: una persona che indossa una maglietta
personalizzata dell'Estathè, se quella persona non sono io, e il
verso di Una
partita di pallone,
in cui Rita Pavone dice
E se scoprir io potrò che mi vuoi imbrogliar da mamma ritornerò,
quando senti che quel verso lo vorresti dedicare a quelli della
Ferrero.
Estathè, perché?
Perché la domenica mi lasci sempre sola?
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