Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

venerdì 14 giugno 2013

Lotthè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

Di solito, quando l'arrivo del caldo decima l'offerta delle bottiglie di Estathè, io mi sento tradita, ma non quest'anno. Quest'anno, invece, mi sento competitiva.
Se sono rimaste due bottiglie, me le prendo tutte e due. Mi compro anche nove brick, se necessario a toglierli tutti di mezzo: insomma, sono sul piede di guerra.
Immagino che sia perché ho un problema con la tenda della mia camera da letto e questa cosa mi sta mandando ai pazzi. Un gancio del bastoncino che la sostiene continua a staccarsi e io, quando succede, che sia notte o giorno, che sia sola o in compagnia, mi ergo in bilico sulla mia scrivania e lo riattacco. Sta diventando una lotta senza quartiere, che continuo a perdere perché do retta a Pezzetta («Non metterci l'Attak che rovini gli infissi») e divento, ogni giorno, più aggressiva.
Oltretutto il caldo sta facendo diventare le folli manie di Pezzetta sull'ordine e la pulizia sempre più patologiche (sputtanarlo, è la mia ritorsione) e, l'altro giorno, si è presentato in casa con un profumatore per armadio al gusto Iris blu, tutto felice; mi ha obbligato ad annusare le sue camicie per dimostrarmi che la puzza di chiuso doveva essere combattuta (ognuno ha le sue lotte) e quando gli ho detto «Guarda che l'Iris blu rovina gli infissi», il gancio ha ceduto, la mia tenda è caduta e il karma mi ha urlato «Tiè».
Questa aggressività, unita alla massiccia presenza di teina in casa, mi ha fatto praticamente smettere di dormire e, tra il pensare e il girare alla ricerca di ogni forma di Estathè a Roma, mi sono ritrovata a Villa Borghese, il giorno che è finita la scuola.
Anche quella che ho visto è stata una lotta: ho assistito in diretta ai combattimenti tra i fanciulli capitolini e le fanciulle capitoline e tra le fanciulle capitoline e gli sguardi maschili capitolini (e non), poiché le ragazze in questione erano tutte in shorts (quando dico tutte, voglio dire tutte), erano molto belle e avevano le magliette bagnate, quindi lasciavano scie di ormoni maschili in subbuglio ovunque passavano.
E' stato a quel punto che l'aggressività, le lotte e la sopravvivenza urbana mi hanno fatto diventare nostalgica.

«Iris, ma non te le ricordi le tutine che avevamo a Non è la Rai? Guarda che non erano tanto diverse da queste...»
«Ambra cara, quanti pomeriggi passati insieme! Infatti non erano le tutine ad essere diverse, eravamo noi ad essere diverse»
«Ehm... Ehm... Aspetta che non sento più bene Gianni e non so cosa dire... Aò, fanciulli! Non è che mi avete buttato l'acqua nell'auricolare? Guarda te, eh...»
«Ambra, non ti preoccupare, mentre risolvi il problema della tua voce fuoricampo, ti spiego perché oggi tu sei la mia...»

Quando c'era Non è la Rai, negli anni novanta, Oris era grassa, anche se grassa non è il termine giusto, è meglio dire che aveva il fisico da bambina, quello con la pancia alta e le cosciotte perché altrimenti dovrei dire che anche tutte le sue amiche erano grasse, rotonde, ma insomma, ecco, forse erano solo molto bambine.
Io potevo osservarle perché ero poco più piccola e mi rifiutavo di avere rapporti con il prossimo, quindi mia madre obbligava Oris a portarmi con sé e lei mi comprava gli Estathè per farmi stare buona (ero già passivo aggressiva, lo ammetto). Intanto, fasciata nelle tutine attillate di Non è la Rai, con un florilegio di falpalà su tutte le sue amiche, Oris si esercitava nella coreografia di Bomba ciquena.

«Bomba ciquena, bomba ciquena, bomba ciquena ciquena ciquena ciquena...»
«Ambra, è inutile che cerchi di coinvolgere questa generazione. Non sanno nulla di quanto ci vestivamo male negli anni novanta...»
«Gianni dice che non ci vestivamo male!»
«Ambra, devo dirti una cosa: Boncompagni non fa più questo mestiere, se continui a sentire la sua voce, dovresti chiamare uno specialista...»

Insomma: fa caldo, sono aggressiva, non dormo, bevo tantissimo thè e mi sento nostalgica. E dire che siamo solo all'inizio dell'estate.
Ma più di tutto, mi ricordo ancora la coreografia di Bomba Ciquena e il giorno in cui Oris e le sue amiche mi hanno obbligato a ballarla su un piccolo palco: era il 1994.
Sono quasi certa che è stato lo stesso giorno che si è ammazzato Kurt Cobain.
Da lì è iniziato il mio declino, è per questo che ho traumi, ganci che cadono, fratelli che usano profumatori per armadi e ricordi di sorelle che indossano tutine con i falpalà.
Ed è per questo che, nei momenti difficili, compare Ambra Angiolini a guidare il racconto della mia vita.

«Lo dici come se non ti facesse piacere...»
«Ambra, ti voglio bene, però adesso puoi andare»
«Ma Gianni ha detto che...»

Sarà un'estate molto difficile, me lo sento.

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