Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Di solito, quando
l'arrivo del caldo decima l'offerta delle bottiglie di Estathè, io
mi sento tradita, ma non quest'anno. Quest'anno, invece, mi sento
competitiva.
Se sono rimaste due
bottiglie, me le prendo tutte e due. Mi compro anche nove brick, se
necessario a toglierli tutti di mezzo: insomma, sono sul piede di
guerra.
Immagino che sia perché
ho un problema con la tenda della mia camera da letto e questa cosa
mi sta mandando ai pazzi. Un gancio del bastoncino che la sostiene
continua a staccarsi e io, quando succede, che sia notte o giorno,
che sia sola o in compagnia, mi ergo in bilico sulla mia scrivania e
lo riattacco. Sta diventando una lotta senza quartiere, che continuo
a perdere perché do retta a Pezzetta («Non metterci l'Attak che
rovini gli infissi») e divento, ogni giorno, più aggressiva.
Oltretutto il caldo sta
facendo diventare le folli manie di Pezzetta sull'ordine e la pulizia
sempre più patologiche (sputtanarlo, è la mia ritorsione) e,
l'altro giorno, si è presentato in casa con un profumatore per
armadio al gusto Iris blu, tutto felice; mi ha obbligato ad
annusare le sue camicie per dimostrarmi che la puzza di chiuso doveva
essere combattuta (ognuno ha le sue lotte) e quando gli ho detto
«Guarda che l'Iris blu rovina gli infissi», il gancio ha ceduto, la
mia tenda è caduta e il karma mi ha urlato «Tiè».
Questa aggressività,
unita alla massiccia presenza di teina in casa, mi ha fatto
praticamente smettere di dormire e, tra il pensare e il girare alla
ricerca di ogni forma di Estathè a Roma, mi sono ritrovata a Villa
Borghese, il giorno che è finita la scuola.
Anche quella che ho
visto è stata una lotta: ho assistito in diretta ai combattimenti
tra i fanciulli capitolini e le fanciulle capitoline e tra le
fanciulle capitoline e gli sguardi maschili capitolini (e non),
poiché le ragazze in questione erano tutte in shorts (quando dico
tutte, voglio dire tutte), erano molto belle e avevano le magliette
bagnate, quindi lasciavano scie di ormoni maschili in subbuglio
ovunque passavano.
E' stato a quel punto
che l'aggressività, le lotte e la sopravvivenza urbana mi hanno
fatto diventare nostalgica.
«Iris, ma non te le
ricordi le tutine che avevamo a Non è la Rai? Guarda che non
erano tanto diverse da queste...»
«Ambra cara, quanti
pomeriggi passati insieme! Infatti non erano le tutine ad essere
diverse, eravamo noi ad essere diverse»
«Ehm... Ehm... Aspetta
che non sento più bene Gianni e non so cosa dire... Aò, fanciulli!
Non è che mi avete buttato l'acqua nell'auricolare? Guarda te,
eh...»
«Ambra, non ti
preoccupare, mentre risolvi il problema della tua voce fuoricampo, ti
spiego perché oggi tu sei la mia...»
Quando c'era Non è la
Rai, negli anni novanta, Oris era grassa, anche se grassa non è il
termine giusto, è meglio dire che aveva il fisico da bambina, quello
con la pancia alta e le cosciotte perché altrimenti dovrei dire che
anche tutte le sue amiche erano grasse, rotonde, ma insomma,
ecco, forse erano solo molto bambine.
Io potevo osservarle
perché ero poco più piccola e mi rifiutavo di avere rapporti con il
prossimo, quindi mia madre obbligava Oris a portarmi con sé e lei mi
comprava gli Estathè per farmi stare buona (ero già passivo
aggressiva, lo ammetto). Intanto, fasciata nelle tutine attillate di
Non è la Rai, con un florilegio di falpalà su tutte le sue amiche,
Oris si esercitava nella coreografia di Bomba ciquena.
«Bomba ciquena, bomba
ciquena, bomba ciquena ciquena ciquena ciquena...»
«Ambra, è inutile che
cerchi di coinvolgere questa generazione. Non sanno nulla di quanto
ci vestivamo male negli anni novanta...»
«Gianni dice che non
ci vestivamo male!»
«Ambra, devo dirti una
cosa: Boncompagni non fa più questo mestiere, se continui a sentire
la sua voce, dovresti chiamare uno specialista...»
Insomma: fa caldo, sono
aggressiva, non dormo, bevo tantissimo thè e mi sento nostalgica. E
dire che siamo solo all'inizio dell'estate.
Ma più di tutto, mi
ricordo ancora la coreografia di Bomba Ciquena e il giorno in cui
Oris e le sue amiche mi hanno obbligato a ballarla su un piccolo
palco: era il 1994.
Sono quasi certa che è
stato lo stesso giorno che si è ammazzato Kurt Cobain.
Da lì è iniziato il
mio declino, è per questo che ho traumi, ganci che cadono, fratelli
che usano profumatori per armadi e ricordi di sorelle che indossano
tutine con i falpalà.
Ed è per questo che,
nei momenti difficili, compare Ambra Angiolini a guidare il racconto
della mia vita.
«Lo dici come se non
ti facesse piacere...»
«Ambra, ti voglio
bene, però adesso puoi andare»
«Ma Gianni ha detto
che...»
Sarà un'estate molto
difficile, me lo sento.
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