Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

mercoledì 3 ottobre 2012

Posso bere un po' di estathè? No, non puoi.

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”


Se potessi, farei un albero genealogico, una planimetria botanica della casa, un disegno da economista, con le entrate e le uscite, con i bilanci delle persone ospitate e viste, convissute e amate, provate e odiate. Se potessi, non farei passare il tempo che purtroppo è già passato, quello che ci divide dalle feste estive sul terrazzo della vicina, dalle cene di Natale con le palle dell'albero personalizzate, dalle partite di Risiko e dalle puntate di Sex&The city su La7d.
Se avessi potuto, avrei rubato gli occhi del finto di Modigliani del salotto, messo su uno di quei muri che se solo potessero parlare...

Posso bere un goccio d'estathè?”
Dipende.”
Da cosa?”
Senti di avere con Iris un rapporto di quel tipo? Sei sicuro che togliendo quel goccio la lascerai con un bicchiere di sicurezza? Potresti giurare di saper usare bene il punto e virgola?”
Casa Nardini è una casa nei dintorni di piazza Bologna. E' il pianerottolo di un attico, condiviso da due famiglie che sono sempre state una sola casa, con Decio, India e Sophie come dirimpettaie, una cosa che quando guardavi Friends negli anni '90 ti dicevi “Magari capitasse anche me” e poi è successa.
Casa Nardini, di partenza, è una casa di cinque persone, escluse le vicine, che però non si è mai banalmente fermata a cinque e chi non c'ha dormito nemmeno una volta, alzi la mano.

Oris, Iris, Martina, Roberta e Patrizia. Via Patrizia e dentro Jon. Via Jon e dentro Matteo. Via Roberta e dentro Eleonora. Via Martina e dentro Francesca. Via Matteo e dentro Renato. Via Francesca e dentro David. Via David e dentro Federico. Via Federico e dentro Aldo. Via Eleonora e dentro di nuovo Federico. E poi tana libera tutti.
In nove anni, quattordici coinquilini in tutto, esponenzialmente elevati ad un certo quantitativo di amici ciascuno, che aumentati dagli amici di Decio e dagli amici degli amici di Decio e di tutti, diventano un numero incontenibile di persone che sono state ospitate, sfamate, abbigliate e pettinate in quella casa.

Posso bere un goccio d'estathè?”
Dipende.”
Da cosa?”
Rifai sempre il letto quando ti svegli la mattina? Hai mai pensato che fare le sciarpe sia un buon metodo antistress? Sei pronto a condividere una coppa d'amarezza mentre sei seduto sotto il manifesto di Amarcord?”

Sono tre giorni che vivo in una casa nuova, senza essere nemmeno certa del quartiere in cui sto. Non ho girato molto, mi sono solo assicurata, in una passeggiata mattutina con un amico che è una consolante consonante, che c'è un posto in cui posso comprare l'estathè.
Abbiamo bucato i brick, fermi ad un semaforo, per festeggiare.
Sono innumerevoli le cose che mi mancheranno di Casa Nardini e sono ingestibili tutti i ricordi che mi legano a quel posto. Ricordi e cose che sono persone, eventi, risate, festeggiamenti, febbri, esami, litigi, tagliatelle al ragù di cinghiale, amari del capo, lavatrici in panne, bicchieri rotti, tovaglie, sveglie, scampanellate, pianti, cani, sedie e tagli di capelli. Nove anni sono tanti davvero.

Posso bere un po' di estathè?”
No, non puoi.”
E perché?”
Non ce n'è più nemmeno un goccio...”

Ebbene sì, le cose finiscono.
Finiscono le stagioni, gli amori, i biscotti e le bottiglie di estathè.
Spero che i nuovi inquilini non bevano thè deteinato.
E spero che dall'altra parte del mio nuovo pianerottolo ci sia una casa di Bruxelles.








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